Manca solo la firma del Presidente Putin per promulgare la legge che innalzerà fino a all’equivalente di quasi 7000 euro le multe per il singolo individuo che verrà sorpreso a partecipare a manifestazioni non autorizzate e ad oltre 25000 euro per i soggetti giuridici che dovessero organizzarle, come partiti o sindacati. Dopo l’approvazione della Duma, anche il Consiglio della Federazione russa ha espresso parere favorevole con 132 voti, un solo senatore contrario e un astenuto.
”Penso che il presidente non firmerà questa legge” ha commentato l’ex Presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, animato dalla speranza che Vladimir Putin decida di non apporre la propria firma in calce al progetto. Il premio Nobel per la pace ha definito infatti questa legge “una tirannia” e ha aggiunto: “E’ una specie di regola arbitraria, e sono sicuro che la società la rifiuterà”.
Alcuni membri del partito d’opposizione Yabloko hanno protestato davanti al Consiglio della Federazione mostrando uno a uno un cartello su cui Putin è raffigurato accanto a vari dittatori tra cui Mussolini, sostenendo che con questa legge la Russia diventerebbe uno stato fascista. I contestatori la ritengono inoltre una ritorsione contro l’ondata di proteste cominciata dopo la vittoria del partito di Putin, Russia Unita, alle legislative di dicembre.
“Credo che le autorità stiano scrivendo la propria sentenza”, dice il leader di Yabloko, Sergei Mitrokhin. “Se una protesta non si può esprimere attraverso mezzi pacifici e legali, allora troverà altri modi di manifestarsi, in modo non pacifico e quindi illegale”.
Valentina Matviyenko, presidente del Consiglio della Federazione, afferma invece: “Questa legge non proibisce nulla”; a suo parere infatti “nessuno proibisce riunioni, o l’espressione delle opinioni. Ma la sicurezza pubblica non deve essere violata. Non devono esserci minacce alla vita umana o alla salute”.
L’opinione pubblica moscovita intanto è divisa sulla questione, in molti si dicono d’accordo affinché venga garantito l’ordine pubblico, ma ritengono le multe troppo salate. Perentorie condanne giungono invece dagli Stati occidentali, che accusano Putin di voler reprimere la libertà d’espressione.