Quinto giorno di rivolta in Sicilia. Dovrebbe essere anche l’ultimo, ma tra i manifestanti sono molti a volere andare a oltranza. Bisognerà aspettare almeno domani per capire fin dovre potrà spingersi la protesta, di cui anche la tv ha iniziato a occuparsi.
Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, ha parlato di infiltrazioni mafiose nel movimento dei forconi. Ma i diretti interessati respingono le accuse. Quella siciliana è una rivolta di contadini, allevatori, pescatori, autotrasportatori e altre categorie contro il caro carburante che sta strozzando l’economia locale. Con l’ultima manovra del governo Monti, il prezzo della benzina ha toccato livelli record e non accenna a diminuire la sua corsa.
Se il carburante è alle stelle, il prezzo dei prodotti agricoli, nei mercati, è ormai irrisorio. Il valore di un carciofo è sceso sotto i 10 centesimi. Conviene stare a casa, dicono gli imprenditori agricoli, piuttosto che andare a lavorare e rimetterci.
Intanto alla rivolta dei forconi si sono uniti anche gli studenti delle scuole superiori. Oggi a Palermo è stata bruciata una bandiera dell’Italia: “è simbolo dello Stato, che con le sue manovre finanziarie fatte di lacrime e sangue con aumenti esponenziali delle tasse e del caro vita, sta riducendo in miseria la popolazione, arricchendo soprattutto la casta politica”.