Con l’avvicinarsi del nuovo anno si appresta ad entrare in vigore anche la nuova riforma delle pensioni. Da gennaio 2013, chi lo vorrà avrà l’opportunità di lavorare fino al compimento del 75esimo anno di età. Nel corso del 2012 sono andati in pensione coloro che avevano maturato i requisiti nel 2011, prima della riforma, ma che dovevano aspettare quella che è stata definita “finestra mobile“: 12 mesi per i lavoratori dipendenti, 18 per gli autonomi. Tali lavoratori andranno in pensione nel prossimo mese di giugno. Per quanto riguarda gli “esodati“, invece, cioè coloro che rischiano di andare in pensione ma senza reddito, il pensionamento è previsto secondo le regole in vigore prima della riforma.
Tale riforma ha decisamente dato adito a diverse polemiche dal momento che con essa il lavoratore potrà scegliere di restare in attività fino a 70 anni e 3 mesi senza poter essere licenziato, creando dunque problemi sia alle aziende che ai giovani in cerca di lavoro. Discussioni per quei lavori estremamente faticosi da un un punto di vista fisica come potrebbe essere quello svolto da un muratore o da un chirurgo. In ogni caso dal prossimo gennaio, per tutti, l’età del pensionamento si allungherà di circa 3 mesi. Per la pensione di vecchiaia sarà necessario il raggiungimento di 66 anni e 3 mesi per i dipendenti pubblici e privati e per gli autonomi, ugualmente per le dipendenti pubbliche.
Le lavoratrici private, invece, fino al 2018, potranno andare in pensione a 62 anni e tre mesi. Scopo della riforma è quello di tendere ad una maggiore produttività, ma per molti essa non sembra certo essere la strada percorribile più adatta soprattutto in un momento in cui la disoccupazione giovanile ha ormai raggiunto picchi da record. Così com’è stata elaborata la riforma sembra destinata a ridurre ancor di più la possibilità per le persone più giovani di poter finalmente entrare nel mondo del lavoro.