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Riciclaggio, Vaticano per la prima volta nella “black list”

Riciclaggio, Vaticano per la prima volta nella “black list”

Il Dipartimento di Stato degli USA ha per la prima volta inserito il Vaticano in una lista di paesi potenzialmente suscettibili al riciclaggio di denaro.Il rapporto sulla strategia per il controllo del narcotraffico vede così il governo statunitense inserire la Santa Sede nella categoria dedicata ai Paesi con “giurisdizioni preoccupanti” come Albania e Corea del Sud, soltanto di un livello inferiore a quei paesi che invece hanno giurisdizioni estremamente preoccupanti. Una situazione che si caratterizza come estremamente imbarazzante per il Vaticano che presenterebbe dunque gli stessi rischi di paesi come Albania, Repubblica Ceca, Egitto, Corea del Sud, Malaysia, Vietnam e Yemen, di poco meno “pericolosi” rispetto alla “black list” che comprende stati come Afghanistan, Australia, Brasile, Isole Cayman, Cina, Giappone, Russia, Gran Bretagna, gli USA, Uruguay, e Zimbabwe. 

Nel cercare di rimediare alla situazione, il Vaticano nel 2011 per la prima volta ha varato un programma anti-riciclaggio, ma occorrerà comunque del tempo per verificare quanto esso sia effettivamente efficace, data una vulnerabilità che potrebbe essere dovuta alla circolazione di denaro, massiccia, tra la Santa Sede e gli altri Paesi del mondo. Papa Benedetto XVI, che il 30 dicembre del 2010 ha creato l’Autorità per l’Informazione Finanziaria, in modo da permettere al Vaticano di mettersi in linea con le norme internazionali di lotta al riciclaggio del denaro e finanziamento del terrorismo.

Ricordiamo che in un documento riservato intitolato “Memo sui rapporti IOR-AIF”, è contenuto il rifiuto del Vaticano a dare informazioni allo Stato per le vicende antecedenti al primo aprile 2011, cioè da quando è proprio entrato in vigore il nuovo organismo per la trasparenza finanziaria voluto da Papa Benedetto XVI. Il documento dimostra che il Papa, il segretario di Stato Tarcisio Bertone, il presidente dello AIF, (autorità di controllo antiriciclaggio), Attilio Nicora e i vertici dello IOR sono tutti a conoscenza della linea sul fronte antiriciclaggio sintetizzandola nel fatto che non si deve collaborare con la giustizia italiana per tutto quello che è successo allo IOR fino ad aprile 2011. 

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