Il ministero della Difesa è intervenuto martedì con una nota dopo le indiscrezioni giornalistiche diffuse dal “Corriere della Sera” secondo le quali i caccia italiani si appresterebbero a bombardare le postazioni dell’Isis in Iraq, precisando: “Sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal Parlamento“. Il ministro Roberta Pinotti, intervistata dal Tg1, ha spiegato: “L’Italia nella lotta all’Isis c’è sempre stata, anche con gli aerei da ricognizione. Eventuali nuove esigenze verranno valutate, ma certamente passeranno al vaglio del Parlamento“. Un concetto, questo, ribadito anche in seguito, davanti alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Senato e Camera. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, davanti alle stesse commissioni parlamentari, ha spiegato: “La situazione in Iraq è aperta, c’è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione ma una cosa è certa: l’Italia non ha preso nuove decisioni sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe, come è ovvio e doveroso, il Parlamento”.
L’Italia, infatti, partecipa da circa un anno alla coalizione internazionale contro l’Isis guidata dagli Stati Uniti, con due droni Predator privi di armamento, un velivolo da rifornimento in volo KC 767, quattro caccia Tornado del sesto stormo di Ghedi, che hanno compiti di ricognizione e sorveglianza, e 530 uomini, ed al momento, quindi, in base alle regole di ingaggio, non svolge un ruolo attivo, ma tale ruolo potrebbe cambiare radicalmente ed i Tornado potrebbero essere impiegati proprio come cacciabombardieri, non senza, però, che il Parlamento si sia espresso in tal senso. Secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, il premier Matteo Renzi si sarebbe detto più volte contrario ad intervenire in Siria, mentre, quanto all’Iraq, avrebbe spiegato che “il governo iracheno ci ha chiesto più volte di intervenire e anche di bombardare“.
Gli Stati Uniti chiedono da tempo agli alleati un maggiore impegno operativo nel contrasto dell’Isis in Siria ed in Iraq, e proprio pochi giorni fa Renzi aveva garantito al presidente americano Barack Obama “sostegno risoluto sul fronte dell’azione antiterrorismo”. Il ministro Pinotti ha già avuto ieri un breve scambio di idee in merito con il segretario della Difesa americano Ashton Carter, in visita alla base militare di Sigonella, e oggi lo stesso Carter incontrerà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Proprio il Capo dello Stato, però, in un’intervista all’agenzia russa Tass, ha ricordato che contro la minaccia del terrorismo fondamentalista “è necessaria la collaborazione di tutti. Iniziative unilaterali non servono a risolvere il problema”.
Intanto si è già accesa la polemica politica in merito ad una possibile partecipazione italiana ai raid in Iraq, con il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo che ha scritto sul suo blog: “E’ un’azione di guerra e come tale dovrebbe essere discussa e approvata dal Parlamento, non in modo autonomo da un governo prono alla Nato”. Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo, fa notare invece che si parla di un possibile impiego dei nostri Tornado nei bombardamenti proprio nel mezzo dello scontro tra il ministero dell’Economia e quello della Difesa per la richiesta del ministro dell’Economia Pierfrancesco Padoan di un taglio di 4-500 milioni del budget militare annuale (di 23 miliardi di euro), e anche il generale Fabio Mini, già comandante della missione Nato in Kosovo, intervistato da “Il Fatto Quotidiano” ha ammesso che questa potrebbe essere una delle ragioni del coinvolgimento italiano nei raid.