Siamo in un luminoso giorno d’estate al Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico. All’esterno, nella parte anteriore della tentacolare piazza orlata da palme e salici, giovani coppie passeggiano, i venditori vendono maschere da wrestling e tacos, e cinque uomini vestiti in abiti tradizionali Totonac lentamente girano la testa nella tradizionale danza locale che ballano per i turisti. All’interno, il museo è una meraviglia della cultura e della storia. Ogni ala è dedicata ad una civiltà mesoamericana, una per la cultura dei Toltechi, un’altra per quella di Teotihuacan. Ma gli spazi più grandi sono riservati per gli Aztechi e i Maya. E al centro della costruzione vi è la pietra azteca del sole, spesso erroneamente chiamata il “calendario azteco”. Diana Magaloni Kerpel, direttrice del museo, dichiara:
“Non è un calendario, ma è davvero l’immagine dello spazio e del tempo. Si tratta di un’immagine di come gli Aztechi si concepissero come nel centro del tempo e dello spazio”. Com’è noto, da tempo si tramandano le profezie Maya che indicano la data del 21 dicembre 2012, come quella in cui ci sarà la fine del mondo. Guardando la realtà della Mesoamerica, diventa subito chiaro che gran parte del clamore è aumentato da una confusione di due culture distinte che hanno vissuto a 500 anni di distanza.
“C’è un sacco di fusione tra queste due culture. Sarebbe quasi come paragonare Inghilterra al tempo della Guerra dei Roses ai Romani oppure gli stessi Romani ai greci nell’età di Pericle”, afferma Stephen Houston, ricercatore della Brown University, che ha aggiunto: “Sono periodi molto diversi, separati da distanze considerevoli. Le società hanno molte caratteristiche in comune, ma sono state organizzate in modi molto diversi”.
Per il turista medio, tutta l’arte magnifica delle due culture si fonde insieme, avendo molti tratti comuni. Ma i Maya e gli Aztechi erano in realtà due culture molto diverse, per molti versi analoghi ai Greci e Romani. Come i Greci, i Maya erano la civiltà più antica ad est. Piuttosto che un impero unificato, erano più una collezione di potenti città-stato, come Tikal e Calakmul, che a volte hanno combattuto a vicenda. Avevano anche un’arte altamente realistica e una forma di matematica, ben al di là della vecchia Europa.
Gli Aztechi (propriamente chiamati Mexica), d’altro canto, gestivano un impero, per così dire romanico, organizzato a livello centrale con una storia di origine per il loro potente centro della città. Credevano che il loro popolo fosse nato in un luogo mitico a nord, chiamata Aztlan. Come i romani o gli ebrei prima, vagarono nel deserto, fino a raggiungere un lago gigante nelle montagne dove hanno costruito Tenochtitlan, la più grande città del mondo al momento, quella che ora si chiama Città del Messico.
Parliamo dell’anno domini 1325, quattro secoli dopo la fine della grande epoca Maya. Le differenze tra le culture possono essere viste nella loro arte, nella politica e soprattutto nella percezione del tempo. La Mitologia Mexica era colma d’ira, di morte e di distruzione catastrofica abbastanza in regola per essere oggetto di un film di Hollywood. La loro arte si è evoluta dalla gente degli altipiani, come i Toltechi attraverso una tradizione della scultura. La dinastia Mexica regolarmente ha profetizzato la fine del mondo e spesso ha sacrificato persone per impedirla. Pezzi come la Pietra del Sole o il monolite Tlaltecuhtli, scoperto nel 2006, erano altamente rappresentativi e pieni di mostri intimidatori. Tlaltecuhtli, la più grande icona Mexica mai scoperta, ha artigli, sangue che sgorga dalla sua bocca e teschi sulle ginocchia. Le persone erano a blocchi con i volti generici, quasi come una sorta di propaganda comunista o nazista.
I Maya, invece, aveva uno stile d’arte pittorica più fluido. Hanno rappresentato la gente più o meno secondo quello che era il loro aspetto, spesso con le emozioni sottili piuttosto che sguardi fissi nel vuoto. Gli scienziati recentemente hanno annunciato la scoperta di un murale trovato nella casa di uno scriba reale nella città Maya di Xultun, ormai ridotta a poco più di cumuli di macerie e vegetazione nel nord del Guatemala. Il murale raffigura un re vero e proprio, piuttosto che un Dio, e rende con precisione la sua corte.
Il murale presenta anche il calendario Maya, che era del tutto distinto dal calendario utilizzato dai Mexica. Come per i Mexica, le date Maya combinano almeno due calendari, uno che copre 365 giorni e l’altro 260 giorni, tali che ogni giorno aveva due nomi che si azzerano ogni 52 anni. Ma a differenza deI Mexica, si utilizza anche un “lungo conteggio“. Ovvero un sistema che aggiunge un numero alla fine di un ciclo per mantenere un conteggio costante di anni, più simile al calendario cristiano.
Questa caratteristica permette di estendere il calendario Maya fino al 2012. Il calendario Mexica, invece, semplicemente viene resettato a zero al termine di un ciclo. Indi non vi sarebbe stato modo di concepire tale data specifica così lontana nel futuro.
Eppure è la cultura Mexica, non quellla Maya, che “trafficava” con l’apocalisse. Per i classici Maya, il 2012 è solo un anno di ripristino dei calendari, come il 2000 per i calendari moderni. I Maya non stavano seguendo l’apocalisse, ma semplicemente hanno visto un significato in ogni nuovo giorno. Con più calendari, gli antichi mesoamericani avevano una diversa combinazione di date per ogni giorno, ogni combinazione con un significato speciale. Quasi come se ogni giorno fosse una festa.
“Che il mondo stia volgendo al termine nel 2012, una idea del 21 ° secolo. Non si tratta della fine del mondo, si tratta di cicli di tempo. I Maya erano veramente innamorati di questi calcoli e attraverso questi cercavano di scoprire l’Universo”, asserisce Karl Taube, iconografo dell’Università della California.