I bio-materiali vengono considerate una delle frontiere della tecnologia moderna in cui l’uomo ha maggiore possibilità di ottenere risultati eccezionali e l’Italia almeno in questo sembra essere all’avanguardia. Il settore viene ovviamente molto foraggiato in quanto fa parte di quella parte dell’economia italiana che rappresenta la spina dorsale dei guadagni: il settore tessile e della moda.
Oggi come in passato gli stilisti italiani sono fra i più apprezzati al mondo, tuttavia alla qualità superiore dei tessuti ed al genio artistico oggi si vuole affiancare ulteriori virtù ai vestiti made in Italy: la funzionalità. Non si parla ovviamente solo della funzionalità nel mondo reale, che da sempre contraddistingue i modelli creati nello stivale, ma una funzionalità che generalmente non viene attribuita ai vestiti, ossia capacità indotte da materiali nati dalle bio-tecnologie.
Si parla anche di capi molto comuni: camice, magliette e pantaloni fatti con tessuti con effetto repellente nei confronti di zanzare tigre, mosche e zecche. Oppure tessuti idrorepellenti capaci di lasciare asciutto chi li porta anche se colto all’improvviso da un acquazzone, ma anche tessuti capaci di allontanare lo smog e quindi paradossalmente riuscire a far respirare a chi lo porta un’aria più pulita una volta uscito dalla cappa di agenti inquinanti (insomma il tessuto non si impregna di sostanze inquinanti.
Queste ed altre novità vengono presentate a Prato nei laboratori della Next Technology Tecnotessile, società fondata dal Miur e partecipata dalle principali manifatture italiane del settore. Tutte le novità sono state annunciate nell’Open Day (oggi insomma) che ha esplicato gli ambiziosi obiettivi che il progetto chiamato OTIR 2020 si impone. Progetti che sono riassumibili in ciò: diventare un nuovo Polo internazionale per l’innovazione nel campo dei bio-materiali del settore tessile!
Una piacevole sorpresa che un progetto italiano raggiunga questa portata, sebbene per cantar vittoria la società fondata dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca dovrà sopravvivere ancora almeno 8 anni prima di riuscire nei suoi obiettivi, per cui bisognerà incrociare le dita e sperare che questa crisi non faccia demolire anche un progetto vincente come questo in virtù dell’austerity.