Un po’ risicata la maggioranza dei voti ottenuta con la fiducia che Georges Papandreou ha incassato dopo 48 ore di tensioni e voci, con snervanti trattative fra i politici della sua maggioranza. Alla fine il premier greco è riuscito a riscuotere 153 voti positivi contro i 145 negativi. Può quindi ripartire sulla strada tracciata, per cui ha commentato: “la Grecia volterà pagina, io non sono interessato alla poltrona di primo ministro. Il Paese ha bisogno di coesione e di un governo forte. Siamo pronti a discutere su chi lo guiderà e a incontrare tutte le forze politiche per formare un esecutivo di ampio raggio. Bisogna evitare le elezioni anticipate, che sarebbero una tragedia per la nazione“.
La fronda che si era sollevata contro Papandreou è quindi, per la maggior parte, rientrata nei ranghi e la capitana di questa ribellione Louka Kasteli ha fatto anch’essa improvvisamente marcia indietro. Forse sono stati gli appelli all’unità di fronte al crollo della nazione del Presidente della Repubblica Karol Papoulias.
Respinte le offerte da parte del principale partito di opposizione, Nea Demokratia, “Papandreou ha respinto tutte le nostre proposte” ha spiegato Antonis Samaras (leader di Nea Demokratia) “a questo punto non ci resta che le elezioni anticipate per evitare che questo governo ci porti definitivamente al disastro”.
Tuttavia Papandreou tiene un asso nella manica e salta fuori all’improvviso che Dora Bakoyannis, leader dell’Alleanza Democratica, è pronta per discutere con i Pasok per un governo d’unità nazionale. La probabile alleata del premier greco ha quindi sollecitato il Ministro delle Finanze Evangelis Venizelos, che ha dichiarato infatti: “potremmo varare un esecutivo per incassare la sesta tranche di aiuti da 8 miliardi e ratificare l’accordo con la Ue da 130 miliardi e poi andare a elezioni a febbraio“. Il ministro, secondo gli analisti politici, sarebbe il secondo favorito nella mente degli elettori greci per prendere il posto di Papandreou.