Papa Benedetto XVI, dal Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dove sta ancora trascorrendo le vacanze estive, nel consueto Angelus ha commentato il passo del Vangelo nel quale Gesù parla ai sui discepoli della sinagoga di Cafarnao, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dopo aver compiuto il miracolo, racconta Sua Santità, Gesù è stato raggiunto dai suoi discepoli, stupiti dal fatto che il loro maestro scappasse, nonostante le tante persone che lo acclamavano per il prodigio realizzato.
Queste le parole di Papa Benedetto XVI:
Gesù non era un Messia che aspirasse a un trono terreno. Non cercava consensi per conquistare Gerusalemme; anzi, alla Città santa voleva andarci per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo. Egli, infatti, spiegando l’immagine del pane, afferma di essere stato mandato ad offrire la propria vita, e chi vuole seguirlo deve unirsi a lui in modo personale e profondo, partecipando al suo sacrificio d’amore. Per questo Gesù istituirà nell’ultima Cena il Sacramento dell’Eucaristia: perché i suoi discepoli possano avere in se stessi la sua carità e, come un unico corpo unito a lui, prolungare nel mondo il suo mistero di salvezza.
Sua Santità ha poi spiegato anche il senso del miracolo compiuto da Gesù:
Quei pani, spezzati per migliaia di persone, non volevano provocare una marcia trionfale, ma preannunciare il sacrifico della Croce in cui Gesù diventò Pane spezzato per la moltitudine, corpo e sangue offerti in espiazione per la vita del mondo. Gesù dunque fece quel discorso per disilludere le folle e, soprattutto, per provocare una decisione nei suoi discepoli. Infatti, molti tra questi, da allora, non lo seguirono più.
Da qui l’invito del Papa a riscoprire la bellezza del sacramento dell’eucaristia che esprime l’umiltà e la santità di Dio: “Il suo farsi piccolo, frammento dell’universo per riconciliarlo interamente nell’amore”.