Una storia di violenza e prevaricazione compiuta tra le mura domestiche. Accade in India. Un ex funzionario del governo indiano è stato arrestato per lo stupro delle sue cinque figlie durante la loro infanzia e adolescenza. Le vittime, ormai tutte sposate, hanno deciso di denunciare le violenze perpetrate da parte del loro famigliare nella loro casa di Bayana. Nelle 11 pagine di deposizione raccolte dalla polizia locale il racconto delle figlie si fa via via sempre più macabro e cupo: il capofamiglia, Babu Lal Dhakar, costringeva le giovani a guardare materiale pornografico per poi violentarle. Se si fossero rifiutate di accondiscendere ai suoi desideri, il padre minacciava di riservare lo stesso trattamento ai fratellini più piccoli. Due delle figlie si sono decise a denunciare questi fatti solo quando l’uomo ha iniziato a fare lo stesso con i nipoti.
Ciò che sorprende e sconvolge ancora di più è che la moglie di Babu Lal Dhakar fosse a conoscenza del crudele atto di perversione che ha sconvolto l’opinione pubblica indiana e non abbia mai fatto nulla per fermarlo. Gli stupri, durati circa un ventennio, vengono definiti dalla donna una “tradizione di famiglia”. La stessa donna secondo quanto dichiarato dalle vittime, consigliava alle figlie di non raccontare a nessuno ciò che dovevano subire e, “semplicemente”, dimenticare. Ora le figlie chiedono solo che ai genitori venga assegnata la pena più dura possibile così da porre fine ad una tragedia famigliare che potrebbe non rappresentare solo un unicum, ma essere una tradizione più diffusa, almeno all’interno della tribù di Bayana.
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