Dopo 80 anni, anche il Newsweek – uno dei settimanali più famosi del mondo – non avrà più una versione cartacea, ma sarà esclusivamente disponibile online. La direttrice, Tina Brown, ha dato la notizia del cambiamento ai propri dipendenti solo attraverso un’e-mail, rinviando ad oggi l’incontro nel quale annuncerà quanti giornalisti del settimanale saranno licenziati.
Nell’e-mail, la direttrice ha sottolineato che Newsweek non muore, ma che si trasformerà semplicemente dal prossimo gennaio in una pubblicazione digitale che avrà il nome di Newsweek Global: “Una singola edizione internazionale focalizzata su un target di persone in movimento, opinion leader che vogliono essere informati sugli eventi mondiali in un contesto sofisticato“. Certo, non sarà la fine del settimanale, ma le persone licenziate non potranno certo gioire del cambiamento di rotta.
Qualcuno, ad ogni modo, sostiene che questo possa essere soltanto un metodo per rimandare la chiusura definitiva: due anni fa, quando il 90enne Sidney Harman – pioniere della radio – acquistò la testata dal Washington Post per la cifra di 1 dollaro, che qualcosa non andasse si era già capito. Nel 2003, il settimanale vendeva 4 milioni di copie, diminuite drasticamente a 1,5 milioni nel 2010; i ricavi sono, dunque, scesi di quasi il 40 per cento ed i costi per mantenere i 22 uffici di corrispondenza sparsi per il mondo e per stampare in giapponese, arabo, spagnolo, coreano e polacco sono rimasti gli stessi, come fa notare La Stampa.
Newsweek fu fondato nel 1933 da Thomas JC Martyn e ha sempre rappresentato la parte liberal americana, che si è battuta per i diritti civili e ha criticato la guerra in Vietnam. Uno dei suoi giornalisti fu il primo a scoprire il legame tra l’allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky; così come, da poco tempo, il settimanale ha denunciato gli abusi commessi sui prigionieri di Guantanamo. Newsweek era secondo solo al Time per diffusione e spesso lo superava anche nella qualità dei suoi articoli; quando, quindi, venne acquistato da Sidney Harman, i tagli necessari per l’andamento pessimo delle vendite portarono, inevitabilmente, ad un peggioramento della qualità del settimanale. Harman decise, così, di fonderlo con il Daily Beast – sito web di informazione di Tina Brown – in modo tale che le notizie andassero subito online, ma lei – ex direttrice del New Yorker e di Vanity Fair – volle inserire un po’ di gossip e di moda – dedicando a questi temi anche la maggior parte delle copertine – argomenti che non interessavano ai vecchi abbonati abituati ai temi ben più seri trattati dal settimanale fino a quel momento.
Ecco che, adesso, arriva la notizia della fine dell’era cartacea per il Newsweek, anche se – continua La Stampa – Tina Brown ha dato tutta la colpa alla crisi dei media tradizionali in perdita per via della nascita di Internet, ricordando che negli Stati Uniti esistono 70 milioni di tablet e che il 39 per cento degli americani si informa ormai solo online. Per lo stesso motivo, pare che a Londra anche il quotidiano The Guardian stia pensando di dire addio alla carta e di uscire solo in digitale, visto le perdite pari a quasi 130 mila euro al giorno.