La minaccia di dimissioni di massa in caso di decadenza di Berlusconi evocata mercoledì dai parlamentari Pdl ha suscitato l’immediata, e ferma, reazione sia del presidente della Repubblica che del presidente del Consiglio. Napolitano, nella mattinata di ieri, ha annullato la partecipazione ad un convegno in Senato ed è intervenuto sulla questione con una nota ufficiale, in cui definisce “inquietante l’annuncio di dimissioni in massa” dei parlamentari Pdl, e sottolinea che sarebbe ancor più inquietante “il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere”. Inoltre, rileva “la gravità e l’assurdità dell’evocare un colpo di stato o un’operazione eversiva in atto contro il leader del Pdl”, e ribadisce che nè il presidente della Repubblica, nè il presidente del Consiglio possono intervenire sulle sentenze di condanna definitiva.
A Napolitano, però, replicano in una nota congiunta i capigruppo del Pdl Schifani e Brunetta: “La definizione di colp0 di stato e di sentenza eversiva non è inquietante ma invece assolutamente realistica e pienamente condivisibile”. E Daniela Santanchè va ancora oltre, definendo la nota del Quirinale “arrogante” nei toni e “non imparziale” nei contenuti. I ministri Lupi e Quagliarello, invece, frenano: il primo dice di non condividere gli attacchi a Napolitano, e spiega: “Da qui al 4 ottobre ogni parlamentare deciderà cosa fare“, ed anche Quagliariello precisa: “Ieri non abbiamo votato alcune dimissioni, le dimissioni non si annunciano, si danno”.
Il Pd, invece, si schiera compatto con il capo dello Stato, che, afferma il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, “ha detto parole condivisibili”, mentre il segretario Guglielmo Epifani spiega: “Il Pd condivide nella sostanza e nel contenuto la nota del presidente e ancora una volta ne apprezza lo spirito di servizio verso il paese. Tutto ora va ricondotto nell’alveo della chiarezza e per questo ognuno si assuma la propria responsabilità fino in fondo”. Intanto, però, molti parlamentari del Pdl hanno già consegnato ai capigruppo Brunetta e Schifani le firme per rassegnare le dimissioni. Ad essere particolarmente irritato per le mosse del Pdl è anche il premier Enrico Letta, che, in visita a New York, ha definito le annunciate dimissioni dei berlusconiani “un’umiliazione per l’Italia”, e ha spiegato: “Domani appena atterrato a Roma mi reco da Napolitano per un chiarimento su come andare avanti. Deve esserci un chiarimento, all’interno del Governo e in Parlamento, dobbiamo verificare se c’è volontà di andare avanti, su quali prospettive e con che basi”.
Il premier ha poi detto di trovare “assolutamente comprensibile il momento di profondo disagio e riflessione interna nel Pdl”, ma “da un muoia Sansone con tutti i filistei non ha da guadagnare Berlusconi, il Pdl nè tantomeno l ‘Italia”. Rispondendo ai giornalisti, Letta ha però precisato: “Non parlo di dimissioni o di altra maggioranza, mi fermo qui”. Il premier, probabilmente, pensa ad un intervento in Parlamento su cui far votare la maggioranza, intervento nel quale insisterebbe sul problema della stabilità del governo, invitando poi tutte le parti politiche ad assumersi le loro responsabilità.