Tony Nicklinson, il cittadino britannico affetto dalla sindrome di locked in, è morto per cause naturali dopo aver perso la settimana scorsa la sua battaglia per il diritto all’eutanasia. L’uomo sette anni fa ha avuto un grave ictus, nel corso di un viaggio d’affari ad Atene, che ha lasciato il suo corpo completamente paralizzato. Grazie ad una speciale tecnologia basata sui movimenti oculari è riuscito ad accedere al sito di social networking Twitter. Nel giro di poche ore era diventato una vera e propria star del sito, vantando migliaia di follower che sostenevano la sua causa, cioè il diritto che un medico ponesse legittimamente fine alla sua vita.
La scorsa settimana, tuttavia, l’Alta Corte di Londra, ha respinto l’istanza nella quale Nicklinson chiedeva di poter morire con l’assistenza di un medico, in quello che veniva definito come un suicidio dignitoso. L’ultimo saluto che l’uomo, con il suo battito di ciglia, ha lasciato su Twitter è stato il seguente: “Addio mondo è arrivato il momento, mi sono anche divertito”. In un comunicato che è stato diramato dopo la decisione dei giudici, l’uomo ha dichiarato: “Sono rattristato dal fatto che la legge vuole condannarmi a una vita di crescente miseria e mancanza di dignità”.
I giudici, pur mostrando enorme comprensione nei confronti dell’uomo, hanno però ritenuto di non poter abbandonare il principio per il quale ritengono “l’eutanasia volontaria un omicidio, per quanto comprensibili possano esserne i motivi”. La moglie di Tony, Jane, aveva espresso la volontà di presentare appello contro la decisione dei giudici, che aveva lasciato il marito letteralmente con il cuore spezzato. Quando le è stato chiesto cosa avrebbe fatto Tony, in caso di diniego anche in appello dei giudici, la donna aveva dichiarato: “Tony dovrà andare avanti così finché non morirà per cause naturali, oppure si lascerà morire di fame”. Così è stato. Le sofferenze di Tony sono giunte all’epilogo.