Il noto marchio di abbigliamento Hollister pare stia avendo alcuni problemi, in seguito all’apertura di un nuovo punto vendita in Sud Corea. La grande azienda si trova, infatti, a dover affrontare delle accuse di discriminazione razziale dopo aver, per l’appunto, inaugurato un nuovo negozio nella Corea del Sud.
Per l’inaugurazione del primo punto vendita Hollister del paese asiatico – per l’esattezza, a Yeouido – alcuni dei modelli presenti – che, per l’occasione, erano vestiti da bagnini – hanno preso parte a diverse fotografie con i clienti; nulla di strano fin qui… la cosa “curiosa” è che i modelli in questione pare abbiano alzato i propri diti medi, sbeffeggiando i clienti della nota azienda: “Modelli che facevano gli “occhi strabici”, che alzavano i propri diti medi ai fotografi e che sbeffeggiavano i clienti per la loro pronuncia asiatica dell’inglese“, ha dichiarato Lee Hyung-Ju, descrivendo le azioni offensive alla versione inglese del sito di news coreano “koreaBANG“.
Secondo “koreaBANG“, Hollister aveva, infatti, portato con sé 4 modelli per l’evento, che è durato dal 30 agosto al 2 settembre. Alcuni clienti hanno, però, ben presto scoperto che un paio di modelli avevano postato delle foto offensive nei loro account di Twitter: in una delle foto, un modello Hollister, davanti al Gyeongbokkung Palace, pare abbia fatto gli occhi strabici ed il segno della pace con le mani; quando poi ha avuto riscontri da parte di asiatici a cui piaceva la foto, il modello in questione sembra abbia risposto prendendosi gioco della loro pronuncia. Sempre secondo “koreaBANG“, anche un terzo modello ha alzato il proprio dito medio durante una serie di foto scattate all’inaugurazione e le ha postate sul proprio account di Twitter.
Così, diversi giornali locali hanno iniziato a parlare della questione e molti clienti coreani hanno minacciato il boicottaggio del noto marchio di abbigliamento. La Hollister non ha, quindi, fatto attendere la propria risposta in merito alla spiacevole questione, chiedendo scusa sulla propria pagina di Facebook e spiegando di aver chiuso con le persone coinvolte nella faccenda: “A nome dei nostri oltre 80 mila dipendenti in tutto il mondo che hanno a cuore i nostri valori, ci scusiamo per l’offesa arrecata da queste non autorizzate e mal considerate azioni“.