La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna a sette anni di reclusione per l’ex senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Stando a quanto riportato dall’Ansa e dall’Agi, il pg Luigi Patronaggio ne avrebbe chiesto l’arresto per pericolo di fuga. La richiesta d’arresto dovrà ora essere esaminata da un giudice. Il neo-presidente del Senato, Pietro Grasso, intervenendo alla trasmissione “Piazza Pulita” su La7, si è detto “stupito” della richiesta d’arresto: “Non credo che Dell’Utri scappi, ma è una normale prassi cautelativa procedere alla richiesta d’arresto e poi diffondere la notizia” ha affermato.
Le indagini sul conto dell’ex senatore del Pdl erano state aperte nel 1994 e avevano portato nell’ottobre 1996 al primo rinvio a giudizio, mentre il processo si era aperto davanti al Tribunale di Palermo il 5 novembre 1997, ed avevano portato ad una condanna in primo grado, l’11 novembre 2004, a nove anni di reclusione più due di libertà vigilata, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento delle parti civili. In appello, il 29 giugno 2010, la pena era stata ridotta a sette anni, e si erano considerati provati i rapporti tra Dell’Utri e la mafia fino al 1992, mentre per il periodo successivo egli era stato assolto perchè “il fatto non sussiste”.
La Cassazione aveva poi parzialmente annullato la sentenza di appello, accogliendo la richiesta della difesa dell’ex senatore, aveva confermato l’assoluzione per le accuse successive al 1992 e aveva spiegato che appare “probatoriamente dimostrato” il comportamento di Dell’Utri di “rafforzamento dell’associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest”, ma andava “dimostrata” l’accusa di concorso esterno per il periodo tra il 1977 e il 1982, quando egli non lavorava per la Fininvest. Nella requisitoria, il pg Patronaggio ha sostenuto che “Marcello Dell’Utri, permettendo a Cosa nostra di “agganciare” Silvio Berlusconi, ha consentito alla mafia di rafforzarsi economicamente, di ampliare i suoi interessi, il suo raggio d’azione, di tentare di condizionare scelte politiche governative in relazione al successivo ruolo politico assunto da Berlusconi“.
Il procuratore generale ha inoltre commentato: “Questa è una sentenza che rende giustizia a un lavoro molto impegnativo svolto, ci riteniamo soddisatti“. L’ex senatore, invece, ha dichiarato dopo la condanna: “Speravo in un’altra sentenza, ma l’accetto. Il romanzo criminale continua… Naturalmente speravo in un’assoluzione, ma sapevo anche che poteva essere una condanna. Ne prendo atto”. L’accusa però potrebbe essere prescritta se la Cassazione, cui probabilmente l’imputato farà ricorso, non si dovesse pronunciare entro il 2014: “Se arrivasse la prescrizione direi come Andreotti: sempre meglio di niente” ha commentato Dell’Utri. L’ex senatore è stato condannato anche a risarcire le spese legali delle parti civili che si erano costituite contro di lui, il Comune e la Provincia di Palermo, rispettivamente con 7800 e 3500 euro.