Non sembra intenzionata a cambiare idea la Lega, la cui scelta politica “sembrerebbe” improntata ad una coerenza politica che non ammette che un governo possa essere eletto in Parlamento piuttosto che dal popolo. Rimane dunque all’opposizione e cementifica questa sua posizione a Vicenza, dove i leader più importanti fra cui Calderoli, Cota, Castelli, Tosi e Bricolo hanno rispolverato i vecchi slogan di partito e si sono provvidenzialmente ricordati che senza federalismo, lo stesso che loro stessi non sono stati capaci di realizzare in due legislature, la secessione diventa inevitabile.
L’obiettivo del congresso vicentino sarebbe stato quello ufficialmente di creare un organismo politico parlamentare capace di sostituirsi a quello nazionale nel passaggio successivo, ossia nella meta finale di questo processo che sarebbe la creazione di un “coordinamento stretto fra le regioni del Nord, per poi ottenere la separazione consensuale come avvenne per la Cecoslovacchia“.
La presidenza del nuovo organo di governo immaginario creato dai leghisti viene affidata a Roberto Calderoli, mentre segretari sono stati eletti Seganti, Ballardini, De Filippo e Pastore. Questa mattina si sono avvicendati diversi big del partito, tutti accolti e salutati dalla platea al grido: “secessione! Secessione! Secessione!”
Il neo eletto presidente dell’assemblea Calderoli avrebbe detto in un momento di particolare foga: “se non ci viene concessa un po’ di libertà noi siamo titolati ad andare a prendercela, un po’ di libertà. La prossima proposta di modifica della Costituzione che andremo a sostenere andrà a toccare l’articolo che afferma che l’Italia è una ed indivisibile (…) prendiamo inoltre atto che il governo Monti cancella il ministero delle Riforme, fatto che significa di fatto mettere una pietra tombale sul federalismo stesso”.
Per realizzare un simile proposito Calderoli parla di attuare prima un altro passo, cioè quello di rendere possibile modificare la costituzione direttamente con un referendum dagli elettori, in quanto in parlamento ciò sarebbe impossibile perché (quasi lo dice come se fosse ingiusto): “non ho fiducia in un parlamento che per due terzi rappresenta elettori del centro e del sud!”
Infine una dura stoccata al governo Monti: “il suo governo non è legittimato da nessuno, non è stato eletto dal popolo, per cui si torni al voto come stabilito nella costituzione. Per questo la Lega non tollera questo governo e rimane all’opposizione.” Ovviamente il neo presidente di questo fantomatico parlamento padano non tiene conto con ciò che rimanendo all’opposizione la Lega lascia agli altri partiti l’onere di salvaguardare il paese, mentre il partito secessionista può tornare a ricompattarsi per il confronto elettorale con una logica ancora più egoistica del solito.