Con una mossa a sorpresa, Parigi ha deciso di intervenire militarmente a sostegno del governo ufficiale del Mali, impegnato da mesi a contenere l’offensiva dei fondamentalisti islamici affiliati ad Al Qaida, che hanno già occupato la parte settentrionale del Paese.
La conferma ufficiale della compartecipazione francese alle operazioni belliche della giornata di ieri è arrivata in serata da parte dell’Eliseo, ma che fosse mutato qualcosa nello scenario politico-militare era evidente ben da prima, a partire dai risultati, considerato soprattutto il fatto che in poche ore sono state riconquistate due città che le truppe maliane, disorganizzate e poco addestrate, non erano riuscite a tenere.
Al termine di intensi combattimenti, i fondamentalisti hanno infatti perso Konna, che era stata espugnata dagli jihadisti solo il giorno precedente, e Douentza, occupata dai ribelli in settembre, in seguito alla fuga delle truppe governative.
L‘intervento della Francia è stato accolto positivamente da Germania e Inghilterra, nonostante sia da parte dell’Onu che dell’Unione Europea si fosse prospettata una linea del tutto diversa, incentrata sulla prosecuzione delle trattative e su supporto di carattere prevalentemente logistico, mediante la fornitura di armi, addestramento e informazioni.
La presa di posizione francese, forzata dalla decisione dei fondamentalisti islamici – che Hollande non esita a definire terroristi – di proseguire l’avanzata verso sud, apre ora nuovi scenari e non è escluso l’intervento diretto di altri Paesi. L’obiettivo degli insorti infatti è presumibilmente quello di conquistare Savarè, dove si trova un importante aeroporto internazionale, lo stesso impiegato dagli aerei francesi per l’offensiva aerea.
Il Presidente Hollande ha intanto fatto sapere per bocca del ministro degli Esteri, Laurent Fabius, che “la guerra durerà il necessario”, i cittadini saranno costantemente aggiornati sulla situazione e che Parigi “farà di tutto per salvare gli ostaggi“.
In concomitanza con l’annuncio dell’Eliseo, ieri sera anche il Presidente del Mali, Diacounda Traoré, ha parlato alla nazione spiegando che “la guerra non è una nostra scelta”, al contrario è stata imposta dai terroristi islamici e che “noi porteremo una risposta militare sferzante e massiccia ai nostri nemici, a prezzo del loro sangue”.