Un nuovo attentato ha insanguinato la Turchia, dove dodici persone, di cui sette poliziotti e cinque civili, sono morte e quarantadue sono rimaste ferite, venerdì mattina all’ora di punta, in seguito all’esplosione di un’autobomba avvenuta ad una fermata dell’autobus nel pieno centro di Istanbul, a piazza Beyazit, al passaggio di un pullman di agenti antisommossa. La bomba sarebbe stata azionata tramite un comando a distanza, vi sarebbe stato un altro ordigno non esploso e dopo l’esplosione vi sarebbero stati anche degli spari. Secondo i media turchi, la polizia avrebbe arrestato quattro sospetti che sono stati interrogati: avrebbero infatti noleggiato la macchina poi fatta esplodere. Per ora, l’attentato non è stato rivendicato, ma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha subito accusato i separatisti curdi del Pkk, dichiarando: “Avevano detto che avrebbero commesso attentati nelle grandi città. Questo sta in relazione? Si, fanno attentati in tutti i siti. I terroristi non dormono”.
Le modalità dell’attentato, del resto, ricordano quello avvenuto il mese scorso, sempre ad Istanbul e rivendicato, appunto, dal Pkk, in cui erano morte otto persone. Il Consiglio Supremo della Radio e della Tv (Rtuk), l’autorità turca per le comunicazioni, ha annunciato che un tribunale turco ha imposto ai media nel Paese un divieto “parziale” di diffondere notizie, come era già successo in occasione di altri attentati. La strage di ieri è avvenuta non solo all’inizio del Ramadan, ma anche ad un anno esatto dalle elezioni politiche in cui l’Akp di Erdogan perse la maggioranza assoluta in Parlamento, dove, al contempo, entrò per la prima volta un partito, l’Hdp, che difende le minoranze ed ha al suo interno una forte componente curda. Per cinque mesi si cercò poi invano di formare un governo di coalizione, mentre si susseguivano attentati terroristici sempre più sanguinosi, come quello del 10 ottobre 2015, il più grave nella storia della Turchia moderna, che fece 97 vittime e 245 feriti.
Il primo novembre si svolsero poi nuove elezioni, in cui l’Akp riconquistò la maggioranza assoluta, ma le stragi non cessarono. Il presidente turco intende ora inasprire ulteriormente la legge anti-terrorismo, che però è usata anche per reprimere il dissenso interno, mentre l’ammorbidimento di tale norma è una delle settantadue condizioni poste dall’Unione Europea ad Ankara per ottenere la liberalizzazione dei visti concordata nell’accordo con Bruxelles per fermare i flussi migratori. Erdogan, però, non vuole cedere su questo punto, pertanto l’intesa è ancora lontana. Solidarietà alla Turchia è stata espressa da tutta la comunità internazionale. Per l’Italia, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha scritto su Twitter: “Brutale attentato terroristico a #Istanbul stamattina. L’Italia è vicina ai famigliari delle vittime e al governo turco“.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato invece: “Laddove si tratta di combattere il terrorismo, la Germania è al fianco della Turchia. Nulla può giustificare questo orrore“. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg “ha condannato fermamente” l’attentato, ribadendo il sostegno dei Paesi Nato alla Turchia “contro la minaccia globale del terrorismo”. Anche l’ambasciatore statunitense John Bass, oltre a condannare la strage, ha aggiunto: “Restiamo al fianco della Turchia“. L’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea Federica Mogherini ha invece affermato: “Ribadiamo il nostro impegno a lavorare strettamente insieme per combattere la minaccia globale del terrorismo“.