E’ passato alla storia come un suicidio frutto della disperazione. E invece la morte di Van Gogh è stata causata da un ragazzo che l’ha ucciso per errore con una pistola mal funzionante.
E’ l’idea su cui si basa la biografia dell’artista scritta da Steven Naifeh e Gregory White Smith dal titolo “Van Gogh: The Life”, che è uscita oggi in Gran Bretagna. Secondo la ricostruzione dei due storici dell’arte Van Gogh non si sparò al petto, camminando per un chilometro in cerca d’aiuto come il mito ci ha fatto credere fino a oggi.
Naifeh e White Smith contestano anche che il pittore possedesse una pistola e che il suo decesso fosse figlio di un’agonia durata diversi minuti. Contestazione che si fonda sul fatto che Van Gogh non poteva essere armato perché appena uscito da un ospedale psichiatrico.
I due hanno una grande esperienza alle spalle, tant’è che una loro biografia su Jackson Pollock vinse il premio Pulitzer e ispirò un film sul pittore americano che ebbe grande successo.
Secondando Naifeh e White Smith Van Gogh fu ucciso da René Secrétan, un sedicenne che amava vestirsi da cowboy e sparare a uccelli e pesci. “Nessuno sa cosa successe” davvero quel 29 luglio 1890 ad Auvers-sur-Oise, nel sud della Francia, ma secondo i due studiosi la storia deve essere riscritta.
“Era chiaro che non fosse andato nei campi per uccidersi – ha detto alla Bbc Steven Naifeh- . A differenza della verità ufficiale, le persone che lo conoscevano hanno sempre saputo che l’artista era stato ucciso accidentalmente da una coppia di ragazzi e che ha deciso di proteggerli prendendosi la loro colpa”.