A fare discutere, in queste settimane, non è soltanto il clamoroso stipendio dei nostri parlamentari, ma anche il fatto che – nonostante sia lo Stato a pagarli – i loro portaborse lavorano spesso in nero e per cifre irrisorie. Non è direttamente la Camera o il Senato a versare loro il compenso, ma il compito spetta alla casta dei politici, la quale sfrutta questo potere a proprio vantaggio. Negli altri paesi è direttamente l’organo istituzionale a pagare lo stipendio dei portaborse.
Stando a quanto riferisce il coordinamento degli assistenti parlamentari, solo 230 su 630 sono regolarizzati. Insomma, il lavoro nero è la norma, visto che riguarda ben 400 portaborse. Senatori e deputati ricevono dallo Stato circa 4mila euro al mese per le spese di segretaria. Ma di questa somma, solo una piccola parte va effettivamente agli assistenti. Sabrina e Gianluca, ad esempio, ricevono rispettivamente 1000 e 500 euro. Entrambi lavorano per politici del Pd (fonte: ilfattoquotidiano.it). I più fortunati possono arrivare a un massimo di 2mila euro mensili. La media, comunque, si attesta intorno ai 700-1000 euro. Ma come mai si accettano cifre così basse? Il motivo non è da ricercarsi solo nella crisi, che ha mantenuto gli stipendi persino sotto il livello di sopravvivenza. La verità, come confessa qualche portaborse, è che in fondo molti sperano nella spintarella del politico che possa consentire di fare carriera in qualche ente o organo elettivo.