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I 5 insetti più impressionanti al mondo

I 5 insetti più impressionanti al mondo

Al mondo esistono miliardi di insetti. Il loro numero è così elevato che, per renderci conto di quanti essi effettivamente possano essere, basta pensare per ogni essere umano ci sono circa 1,5 miliardi di insetti. Alcuni di essi sono alquanto impressionanti. Secondo quanto messo in evidenza dal sito Cracked.com ecco quali sono i 5 insetti che bisognerebbe assolutamente evitare.

1. Il calabrone gigante giapponese (Vespa mandarinia japonica)

Calabrone gigante del Giappone

Chiamato anche calabrone yak-killer, è il calabrone più grande del mondo, nativo in Asia orientale. Il suo corpo è lungo circa 50,8 mm, con un’apertura alare di circa 76 mm. Praticamente ha la dimensione di un pollice. Tale insetto è assolutamente da evitare in quanto il suo pungiglione può iniettare un potente veleno che contiene un peptìde citolitico che può danneggiare i tessuti. Un entomologo della Tamagawa University, vicino Tokyo, ha descritto il dolore provocato dalla puntura come quella che potrebbe essere prodotta da un chiodo rovente conficcato nella gamba. Contenendo una neurotossina chiamata mandaratossina, il veleno può essere letale per le persone allergiche, ma anche per quelle che non lo sono qualora la dose sia sufficiente. Fra le 20 e le 40 persone muoiono ogni anno in Giappone, dopo essere state punte.

2. La formica proiettile (Paraponera clavata)

Paraponera clavata

Si tratta di una formica davvero unica nel suo genere. La sua lunghezza può variare dai 18 ai30 millimetri. Grazie alla sua naturale aggressività è un’ottima predatrice ed inoltre possiede un pungiglione capace di iniettare un veleno dolorosissimo anche per gli esseri umani. Di solito il dolore dura per circa 24 ore in seguito alla puntura. Normalmente formano delle colonie costituite da centinaia di esemplari e sono generalmente posizionate alla base degli alberi. Le formiche operaie si procurano il cibo cacciando dei piccoli insetti che vivono sull’albero sorvegliato dalla colonia oppure raccogliendo il nettare che viene prodotto dalla pianta. Principalmente vive nelle foreste pluviali del Nicaragua, Brasile, HondurasParaguay.

3. La formica legionaria (Eciton Burchelli)

Eciton Burchelli
Diffusa in America centrale e meridionale, appartiene alla sottofamiglia Ecitoninae. Le colonie di Eciton burchelli, costituite da 300.000 a 700.000 esemplari adulti, alternano periodi di migrazione ad altri di sosta in nidi temporanei. Nel corso della fase sedentaria, le operaie costruiscono il nido solitamente al’interno di teche poste alla base del tronco degli alberi; nel frattempo le rgine depongono le uova (fino a 300mila uova nel periodo sedentario). Nella fase di migrazione, invece, le colonia di E. burchelli si organizzano in colonne protette ai lati da soldati specializzati, mentre la regina viene protetta da un gruppo di esemplari operai che le salgono sul corpo. Le colonie possono superare anche i 50 metri di lunghezza. Non sono velenose, l’unica forma di terrore che potrebbero provocarci è determinata dal fatto che potrebbero strisciarci addosso in migliaia di esemplari, soprattutto qualora in noi ravvisassero un ostacolo al proseguimento del loro cammino e strapparvi a poco a poco piccoli pezzetti di carne con le loro imponenti mascelle.

4. Il torsalo (mosca antropofoga)

Torsalo (mosca antropofaga)
Si tratta di una mosca carnivora molto aggressiva. Sicuramente è la più pericolosa del genere che comprende circa 5 specie ed attacca anche l’uomo. Non punge e non morde, ma semplicemente si avvicina agli esseri viventi a sangue caldo solo per deporre le uova sul derma o tra la pelliccia. Le migliaia di larve entrano dentro i pori divorando la vittima dall’interno provocando lesioni e scorrimenti di materia. La vittima, solitamente, muore nell’arco di pochi giorni. Nata nel Medio Evo, oggi è stata eradicata con l’innovativo metodo dell’introduzione di maschi sterili in tutto il Nord America. Resta un flagello in Libia.

5. Ape africanizzata (Apis mellifera scutellata)

Apis mellifera scutellata
Diffusa in Africa centro-orientale, tale razza di api fu introdotta in Brasile nel 1956. Per un errore venne lasciata incrociare con l’ape creola, ovvero con le discendenti delle api portate dai colonizzatori. Questa ibrido ha un comportamento molto aggressivo, ereditato dalla razza africana e comporta diversi problemi per la sicurezza di uomini e di animali. Sono molto reattive al feromone dell’allarme, ragion per cui sono portate ad attaccare in massa anche ad una certa distanza dall’alveare.

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