Brava, talmente brava a scuola da avere la media del dieci e da vincere una borsa di studio. Ma lei di quei soldi non ha bisogno. O meglio: ne ha molto meno bisogno di tanti suoi coetanei. Per questo ha deciso di rinunciare al premio, lasciandolo a chi in graduatoria era dietro. È accaduto a Fiorano Modenese.
Protagonista della vicenda una ragazzina di appena 12 anni. Si era guadagnata sui libri 250 euro. Una piccola somma, certo, ma non alla sua età. Avrebbe potuto comprarci un po’ di cose, con l’orgoglio di chi sa che è tutto meritato. Ma Giulia, alunna del primo anno di una scuola media, quel premio non ha voluto ritirarlo. Lo hanno fatto, invece, 10 suoi coetanei della provincia di Modena: più bisognosi, si spera. La somma era stata messa a disposizione dall’Associazione Nazionale Alpini.
Forse è una forzatura, però la vicenda di Giulia potrebbe essere accostata alle recenti dichiarazioni del vice ministro Michel Martone, che ha definito “sfigati” coloro i quali non si laureano prima dei 28 anni. Se il sottosegretario fosse nato in una famiglia diversa e avesse avuto una carriera meno fulminea, magari avrebbe potuto comprendere che c’è anche chi deve – per motivi economici – lavorare e studiare contemporaneamente. Il tutto, fermo restando che molti si laureano in ritardo pur non lavorando, ma solo per pigrizia o scarsa attitudine all’Università.
Il vice ministro prenda esempio da Giulia. A soli 12 anni ha capito che lei, magari, rispetto ad altri coetanei, sta molto meglio, e dunque può rinunciare a quei 250 euro. Il suo gesto vale più di mille parole. Incluse le nostre e quelle di un esponente del governo. Che, forte della propria posizione (a meno di 30 anni è diventato professore ordinario), invece di sforzarsi di capire quali sono i problemi dei giovani e delle loro famiglie, si mette a sfottere. Proprio come il bulletto del banco accanto. E meno male che era un esecutivo “sobrio” e “tecnico”. Figuriamoci se non lo era.