Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha ricevuto oggi un avviso di garanzia e la notifica dell’invito a comparire da parte della Procura di Milano, che lo ha indagato per corruzione aggravata.
“Ho letto le carte, e a una seconda lettura mi sono detto: tutto qua? Qual è l’atto corruttivo? Dov’é la corruzione? Io non l’ho trovata”, dice ai cronisti riguardo le accuse e aggiunge che si tratterebbe “dei soliti episodi, che ho già definito falsi o non a me riferibili o gravemente alterati”.
In conferenza stampa poi apostrofa i giornalisti intervenuti: “Alcuni di voi sono stati degni gazzettieri, avete svolto il compito che vi siete auto-affidati con grandissima diligenza”, dice con sarcasmo, accusandoli di essere pedine dei magistrati, essendo stati preavvisati dell’avviso di garanzia a suo nome.
Formigoni dovrà presentarsi sabato 28 luglio presso gli uffici della Procura di Milano per essere ascoltato nell’ambito dell’inchiesta sui 70 milioni di euro distratti dalle casse della Fondazione Maugeri di Pavia.
L’accusa rivolta al governatore lombardo dal procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, è di corruzione aggravata dalla transnazionalità in concorso con Pierangelo Daccò, Umberto Maugeri, Costantino Passerino, Antonio Simone e altri, per fatti commessi in Milano e all’estero dal 2001 al novembre 2011.
Roberto Formigoni, che da giorni continuava a ripetere di sentirsi sereno perché non gli era stato notificato alcun avviso di garanzia, ha così commentato la notifica con invito a comparire ricevuta oggi: “Dalle carte che ho letto non c’è nessuna novità, sono tranquillo su miei atti e resto al mio posto. Non è reato essere ospiti a cena. Nessuna irregolarità nei fondi erogati da Regione Lombardia”.
Per spiegare poi che il presidente di Regione non ha alcun potere di controllo sugli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), è ricorso al dialetto lombardo: “Se fossi andato al San Raffaele per vedere i bilanci mi avrebbero detto: sta a ca’ tua”.