Facebook travolto dallo scandalo: la società ammette che i profili condivisi impropriamente con Cambridge Analytica, la società usata anche da Trump per la sua campagna elettorale, non sarebbero 59 milioni, addirittura 87 milioni. E nonostante la maggior di questi profili siano americani, ben a 214.123, sarebbero gli utenti italiani di Facebook che hanno installato ‘ThisIsYourDigitalLife’, l’app di Aleksandr Kogan, coinvolgendo la loro rete di amicizie. I nuovi dati de lnumero sempre più alto di profili coinvolti nello scandalo, arriva dalpenultimo paragrafo del ‘blogpost’ pubblicato dal ‘chief technology officer’ di Facebook, Mike Schroepfer, che se da una parte illustra i cambiamenti che sta adottando il social media per proteggere i dati degli utenti, conferma la forte disattenzione che c’è stata nel consentire una violazione della privacy.
Sarebbero gli americani, con 70.632.350 milioni di utenti (81,6%), a essere stati maggiormente coinvolti nello scandalo dei profili Facebook usati impropriamente per scopi elettorali da Cambridge Analytica.
Seguono, nettamente distaccati, i filippini (1,4%), gli indonesiani (1,3%), i britannici (1,2%), i messicani (0,9%), i canadesi (0,7%), gli indiani (0,6%), i brasiliani (0,5%), i vietnamiti (0,5%) e infine gli australiani (0,4%).
E gli italiani potenzialmente interessati sono 214.134. Intanto Mark Zuckerberg, fondatore e Ceo dell’azienda, ha ammesso le responsabilità della società che ha commesso gravi errori nel non adottare ulteriori misure per proteggere i dati e la privacy dei propri utenti.
Vogliamo spiegare, in un linguaggio più semplice, i servizi che offriamo. Inoltre stiamo aggiornando la nostra Normativa sui dati, per spiegare meglio quali dati raccogliamo e come li utilizziamo su Facebook, Instagram, Messenger e sugli altri prodotti. Non stiamo chiedendo nuovi diritti per raccogliere, usare o condividere i dati degli utenti su Facebook e non stiamo modificando nessuna delle scelte sulla privacy effettuate dalle persone in passato.
Avevano spiegato i due manager Erin Egan, vicepresidente e responsabile dell’Ufficio Privacy e Policy, e Ashlie Beringer, Vice presidente e Consigliere Generale aggiunto, in merito alle nuove condizioni d’uso e la nuova normativa sui dati sono lo scandalo che ha travolto i social.