Riesplode l’emergenza carceri. Tre morti in tre diversi istituti penitenziari in poche ore. Il primo è un uomo di 39 anni che è stato trovato morto nel suo letto nel carcere bolognese della Dozza, deceduto per un infarto. Il secondo è un napoletano trovato senza vita nel carcere di Campobasso, morto per un malore. Infine, il terzo, a Roma, nel carcere di Regina Coeli, la vittima è un 30enne.
Il detenuto che si trovava nel carcere bolognese, scontava una pena per rapina, spaccio internazionale, sequestro di persona. Il detenuto napoletano, è morto all’ospedale locale del carcere di Campobasso poiché si era già precedentemente sentito male. Ancora più allarmente se possibile la morte del detenuto romano, infatti è la seconda morte che interessa il carcere di Regina Coeli in pochi giorni. L’uomo, arrestato per reati di droga, aveva solo ieri pomeriggio avuto un colloquio con i suoi familiari.
Ecco il commento sulle tre morti in poche ore di Eugenio Sarno, segretario generale Uil Penitenziari: “Se per il trentenne deceduto a Regina Coeli la morte pare essere sopraggiunta per assunzione di sostanze stupefacenti, gli altri due decessi sono avvenuti per malori improvvisi. Riteniamo che a giocare un ruolo determinante possano essere state le condizioni atmosferiche. Non sarà un caso se i decessi si sono verificati in zone particolarmente colpite dal maltempo e dalla temperature rigide. Così come riteniamo non sia una semplice coincidenza che i decessi di Bologna e Campobasso sono avvenute in strutture penitenziarie con evidenti problemi di climatizzazione.
A Campobasso, infatti, l’impianto garantisce temperature esotiche solo negli Uffici della Direzione (tant’è che si è costretti ad aprire le finestre) mentre negli ambienti detentivi agenti e detenuti sono costretti a sopportare temperature polari. A Bologna gli impianti funzionano con una certa regolarità, ma sono inadeguati alla bisogna e non riescono a garantire una soddisfacente climatizzazione, con il risultato che chi lavora e vive in quegli ambienti ha l’impressione di essere in frigorifero”.