Dietrofront del governo sull’ipotesi di estendere l’apertura dei seggi su due giorni sia per le prossime elezioni amministrative, che quindi si terranno nella sola giornata di domenica 5 giugno, che per il referendum costituzionale di ottobre. Lo stesso ministro dell’Interno Angelino Alfano, che venerdì scorso aveva avanzato tale proposta non solo per le elezioni comunali e per il referendum, ma anche per “tutte le elezioni a seguire“, per “ampliare la partecipazione e ridurre i rischi di astensione“, oggi ha dichiarato invece: “Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali– sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa- valuto opportuno lasciare le cose così come stanno“. Alfano ha spiegato inoltre che la spesa aggiuntiva per votare anche il lunedì “non sarebbe stata di 120 milioni di euro, ma l’incremento sarebbe stato di circa 5 milioni di euro per le amministrative e di circa 18 per il referendum“.
Critiche all’idea di tenere i seggi aperti per due giorni erano venute anche dall’ex premier Enrico Letta, il cui governo, nel 2013, fra le misure della “spending review”, introdusse l'”election day” e che, l’altro giorno, aveva fatto notare che votare anche il lunedì “costa molto”, mentre ieri ha scritto su Twitter: “E alla fine ha prevalso il buon senso. E il rispetto delle regole. Meglio così. #Votoinunsologiorno #electionday”. L’opposizione, però, va all’attacco. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha dichiarato infatti: “E’ un governo che riesce a cambiare idea ogni mezz’ora, mi dispiace perché più cittadini partecipano ed è meglio per la democrazia. Renzi ormai ha paura anche della sua ombra, vorrà dire che vinceremo in un sol giorno”.
Ancora più duro il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, che ha scritto su Twitter: “Caos totale governo. Contrordine al contrordine. A questo punto TSO per tutti, da Renzi ad Alfano. Italiani sapranno giudicare questi dilettanti”. Renzi non è intervenuto nelle polemiche sui giorni delle elezioni, ma, nella sua newsletter, ha spiegato che già si sta preparando all’importante appuntamento del referendum di ottobre sulla riforma costituzionale, e ha quindi voluto rispedire al mittente una delle accuse che gli vengono rivolte più frequentemente: “Personalizzare lo scontro non è il mio obiettivo, ma quello del fronte del no”. A tale accusa ha ribattuto Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle, sostenendo che, impegnandosi per il referendum, il premier voglia nascondere la sua “sconfitta alle amministrative”.
Intanto, a Roma, il candidato di Sinistra Italiana-Sel Stefano Fassina è di nuovo in corsa per il Campidoglio. In serata, infatti, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da Fassina contro la sentenza con la quale il Tar del Lazio, venerdì scorso, aveva confermato l’esclusione delle due liste in suo sostegno alle elezioni comunali, per la mancanza della data in alcuni moduli di accettazione della candidatura. Per ora, però, il Consiglio di Stato ha accolto solo il ricorso presentato dalla lista “Sinistra per Roma”, giovedì si pronuncerà sui ricorsi riguardanti la lista civica e le liste dei municipi. L’ex viceministro dell’Economia ha commentato su Twitter: “Felice per sentenza Consiglio di Stato. La sinistra torna in campo a Roma più forte di prima“. I giudici amministrativi hanno inoltre accolto il ricorso di Fratelli d’Italia contro il Tar della Lombardia, che aveva escluso la sua lista dalla competizione elettorale per il Comune di Milano per un errore materiale ammesso dagli stessi ricorrenti.