L’Egitto combatte ormai quotidianamente la sua battaglia per la libertà, ma i risultati sono ancora lontani dall’essere quelli sperati da quanti sono riusciti con le loro proteste e manifestazioni a cacciare l’ex presidente Hosni Mubarak, il cui processo è ricominciato oggi dopo tre mesi di pausa… pausa per lui, terribilmente malato e per la giustizia, ma non per il paese arabo, che continua ad agitarsi in preda a convulsioni democratiche che non riescono ad arrivare ad una soluzione definitiva e pacifica.
L’ex premier egiziano è giunto di fronte alla giustizia portato da un’ambulanza, a testimonianza delle sue condizioni critiche, che già da diversi mesi lo hanno fatto ricoverare fra crisi continue, che fanno ormai disperare vista anche la sua notevole età (83 anni) che possa arrivare al termine del processo.
Dopo la lussuosa clinica, in cui era stato ricoverato subito dopo aver lasciato la presidenza, fu portato in un’ospedale militare, dove tutt’oggi viene curato alla periferia del Cairo. Secondo l’accusa l’ex premier avrebbe ordinato alle forze armate egiziane di sparare sulla folla che manifestava in piazza Tahrir, che hanno poi provocato la caduta del suo regime. Accuse che Mubarak respinge, sostenendo anche di non essere stato cacciato, ma di aver invece lasciato volontariamente il suo posto per il bene del paese.
I morti che questo suo presunto ordine avrebbe provocato sono circa 850 ed in caso di un verdetto che lo veda colpevole per l’ex raiss ci sarebbe la pena di morte… un’eventualità che quindi non lo preoccuperebbe particolarmente. Nonostante tutto sono poche le persone che stanno seguendo questo suo processo, in quanto nonostante l’acredine nei suoi riguardi il popolo egiziano si sta rendendo conto che lui forse non era altro che un fantoccio della giunta militare, che ancora oggi controlla il paese e che ha messo al potere ancora una volta un proprio uomo per gestire le sorti di un Egitto ancora incatenato ai vecchi sistemi.