Secondo le fonti Istat sarebbero oltre due milioni gli italiani in cerca di lavoro, di cui almeno il 40% non ha ancora trent’anni. Cioè i giovani sono una fetta importante di persone che rimangono a carico della famiglie, molti dei quali non studiano o addirittura non cercano un’alternativa di sorta. In particolare l’aumento del tasso di disoccupazione che aumenta dal 7,8% all’8,4%, di cui il 48,4% non trova lavoro da oltre un anno (nell’ultimo anno questa percentuale è cresciuta del 17,7%).
La disoccupazione aumenta tanto per le donne quanto per gli uomini, sebbene per questi ultimi la situazione sia lievemente peggiore, infatti mentre per le donne si è passati dal 9,3% del 2009 al 9,7% del 2010, per gli uomini si è passato dal 6,8% al 7,6%. Dato che si accentua ulteriormente nelle regioni meridionali, dove gli uomini disoccupati arrivano al 13,4%, rispetto al 12,5% del 2009. Un divario che rende ancora meglio l’idea è quello del paragone fra la situazione dei siciliani, al 14,7%, ossia quattro volte il dato del Trentino Alto Adige, con il 3,5%.
Aumenta anche il tasso di disoccupazione degli stranieri, sebbene il dato più preoccupante riguarda proprio l’occupazione giovanile (in particolare fra i 15 ed i 24 anni), che ha raggiunto nel 2010 il 27,8% (ossia 2,4 punti in più rispetto al 2009), dato che raggiunge il 38,8% nel Mezzogiorno.
Secondo gli esperti questo dato è relativamente contenuto rispetto alla crisi economica e finanziaria che il mondo sta vivendo negli ultimi anni, ma ciò non cambia il fatto che l’esasperazione nelle fasce più povere ed adesso anche nel ceto medio rischia di esplodere con l’arrivo dell’austerity voluta dall’Europa ed attuata oggi con la fiducia incassata dalla manovra del governo di Mario Monti.
Non stupisce quindi che le formazioni armate dei proletari diventino sempre più attive, come dimostrano i recenti invii di materiale esplosivo ad Equitalia oppure l’invio di bossoli e proiettili alle figure di spicco del parlamento e più specificatamente del governo Monti.