Anche durante la visita a Berlino in corso questi giorni, gli occhi sono puntati sui look della famiglia reale inglese, ma qualsiasi cosa indossino, i membri della famiglia reale del Casato di Windsor sono costretti a un rigido, rigidissimo dress code, un codice di abbigliamento da rispettarsi in ogni occasione dello loro uscite pubbliche.
A svelare ai sudditi di Sua Maestà (anche a tutti i curiosi), tutte le regole del dress code reale ci ha pensato la BBC grazie agli esperti Diana Mather e Grant Harrold.
Il cappello: è imposto alle donne nelle occasioni formali, ma non possono essere indossati al chiuso dopo le 18, orario in cui le signore si cambiano e indossano gli abiti da sera optando per preziosi diademi e gioielli di famiglia.
I guanti: la regina Elisabett indossa guanti bianchi in occaione delle viste formali anche per proteggerla dai batteri quando deve stringere la mano a molte persone. Meglio limitare i danni.
Abbigliamento casual: consentito l’abbigliamento casual, ma rispettando alcune regole. Le signore possono indossare un abito elegante o un paio di pantaloni abbinati alla giacca o al cardigan. Gli uomini devono optare per un blazer con una camicia con colletto (mai maniche corte) e pantaloni cachi. Anche William e Kate si attengono al dress code di corte, ma di tanto in tanto rompono le regole e indossano i jeans (che sarebbero vietati in realtà.
Per i bambini: neppure i piccoli, vedi George e Charlotte possono scappare alle regole del dress code. Principi e principesse anche in versione bebè devono mantenere un abbigliamento formale il che significa camicia e calzoncini corti, ma non t shirt.
Lo stile militare: William ed Harry hanno prestato servizio nell’esercito e quando devono rappresentare i rispettivi reparti negli appuntamenti formali optano per la divisa indossata da William per il suo matrimonio nel 2011.
I gioielli: devono essere riservati solo alle occasioni ufficiali e alcuni vanno indossati solo dopo il matrimonio come il diadema ad esempio, sfoggiato da Kate solo dopo le sue nozze.
