È legge il decreto “Svuotacarceri”. Con 420 si, 78 no e 35 astenuti, la Camera ha concesso la fiducia al Governo sul provvedimento che era già stato approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 dicembre. I voti contrari sono stati dei rappresentati della Lega e dell’Italia dei Valori, mentre gli astenuti sono in maggior parte quelli dei Radicali.
Il provvedimento è stato ribattezzato anche come “Salvacarceri” dal Ministro della Giustizia Paola Severino, che ha così commentato il voto di fiducia: “Non è una resa dello stato né uno scaricabarile. I delinquenti veri rimarranno in carcere a scontare la pena; io sono favorevole a che la pena sia scontata”. La scelta di porre la fiducia sul decreto è stata maturata ieri, visto che dal giorno in cui è stato approvato dal Consiglio dei Ministri sulla legge si sono abbattuti una miriade di provvedimenti, soprattutto dei partiti contrari, che in questo modo cercavano di ritardare l’approvazione del provvedimento, che per legge scadeva il 21 febbraio. Il decreto articolato in 5 punti, secondo le dichiarazioni rilasciate dal Ministro prevede “il divieto di portare in carcere le persone arrestate per reati di non particolare gravità, prima della loro presentazione dinanzi al giudice per la convalida dell’arresto e il giudizio direttissimo, per evitare le cosiddette porte girevoli in carcere, ovvero le detenzioni pari o inferiori a 48 ore. In questi casi l’arrestato verrà custodito dalle forze di polizia nelle camere di sicurezza nelle questure”.
Inoltre il provvedimento prevede che verrà esteso a 18 mesi il periodo di pena finale da scontare ai domiciliari per le condanne non gravi, rispetto agli attuali 12 mesi previsti. L’approvazione della legge ha già suscitato le prime polemiche. Una delle prime voci dissidenti è quella di Angela Napoli, deputata futurista, che ha lanciato l’allarme per il conseguente maggior carico di lavoro per la polizia:“Le detenzioni nei processi per direttissima riguardano 21-22mila dei 68 mila che ora sovraffollano le strutture penitenziarie in Italia”.
Con questa voto di fiducia, è la quarta volta che l’esecutivo riesce ad ottenere l’approvazione della Camera. È comunque da rimarcare una calo dei consensi per il Governo Monti, che è passato dai 556 voti favorevoli che conseguì quando entrò in carica, il 18 novembre, agli attuali 420.