La vivisezione è anche detta sperimentazione animale, specialmente da chi vuol dare meno pathos ad una pratica eticamente scorretta per chi ama e rispetta davvero gli animali (chi è eticamente contrario a ogni esperimento su animali vivi continuerà a chiamarla ‘vivisezione’, a scanso dei soliti equivoci terminologici, considerando che, violento o meno, un esperimento su un animale vivo ne svilisce in ogni caso la dignità di essere libero di scegliere). Afferma infatti il Dizionario Treccani.it che la ‘vivisezione’…
…secondo un’accezione restrittiva, aderente all’etimo, designa ogni atto operatorio su animali vivi, svegli o in anestesia totale o parziale, privo di finalità terapeutiche ma tendente a promuovere, attraverso il metodo sperimentale, lo sviluppo delle scienze biologiche, o a integrare l’attività didattica o l’addestramento a particolari tecniche chirurgiche, o, più raramente, a fornire responsi diagnostici. Con sign. più ampio, il termine viene riferito – almeno ai fini dell’interpretazione giuridica ed etica – a tutte quelle modalità di sperimentazione, non necessariamente cruente, che inducano lesioni o alterazioni anatomiche e funzionali (ed eventualmente la morte) negli animali di laboratorio (generalmente mammiferi), come ustioni, inoculazione di sostanze chimiche, esposizione a gas tossici o ad alte energie (radiante, elettrica, di altra natura), soffocamento, annegamento, traumi vari.
Dunque si specifica che in questo articolo chi scrive utilizzerà il termine ‘vivisezione’ come sinonimo di ‘sperimentazione animale’, perché eticamente qualsiasi esperimento su animali vivi prevede un non rispetto della loro vita, considerando che si è del parere che la Natura non stia a generare vite per farle vivere in gabbia e farle sventrare in nome della scienza.
Chiarito questo punto terminologico come premessa per chi legge e vuole sapere come interpretare meglio il punto di vista di chi scrive, si può passare a dire che dall’11 marzo 2013 dovrebbe entrare in vigore il divieto completo di testare le materie prime dei cosmetici su animali. Il condizionale ‘dovrebbe’ è d’obbligo considerando che, soprattutto quando si tratta di animali, gli slittamenti legislativi sono all’ordine del giorno.
Per tale motivo, questa volta la LAV (Lega Anti Vivisezione) lancia una petizione proprio per evitare ogni forma di deroga (la petizione la trovate cliccando qui)
Per quanto riguarda i metodi alternativi ai test cosmetici su animali, si legge su Helpconsumatori.it:
Sono considerati metodi alternativi tutti i metodi che, seguendo il principio 3R (refinement, reduction, replacement – raffinamento, riduzione, rimpiazzo), sono adatti a sostituire un esperimento su animali, a ridurre il numero di animali usato per la sperimentazione o a ridurre la sofferenza degli animali usati. Questo principio è stato pubblicato nel 1959, e, a distanza di 50 anni, non ha perso nulla della sua attualità in senso etico.
Ad oggi gli animali non devono più soffrire per irritazioni o danni da acido: modelli di pelle sostituiscono l’esperimento sull’animale. Questo salva circa 12.000 conigli all’anno. Per le irritazioni agli occhi, presto vari test (fra l’altro su modelli di tessuto) sostituiranno il test di irritazione sugli occhi dei conigli. Sostanze che modificano il patrimonio genetico e sostanze cancerogene potranno essere determinate usando uova di gallina inseminate, evitando, si spera a breve, i test su ratti da laboratorio.
E noi intanto cosa possiamo fare per non renderci complici? Semplicemente possiamo scegliere prodotti cruelty free, ossia non testati su animali, e non solo riguardo i cosmetici, ma anche il settore alimentare e i casalinghi. Per informarsi meglio, cliccate qui per sapere qual è la ‘black list’ di marchi che testano su animali, e qui per conoscere invece i prodotti cruelty free, ossia quelli che non testano.
Buona lettura e soprattutto… buona scelta consapevole!
1 commento su “Dall’11 marzo 2013 divieto test cosmetici su animali, petizione LAV”