Le malattie cardiache, come è ben risaputo anche dal grande pubblico, sono strettamente legate allo stress (oltre che ad un’alimentazione sbagliata, al fumo o a fattori genetici). Oggi il numero di pazienti che presenta effetti di queste patologie è in aumento, ma non per una minore prevenzione dei fattori che ne provocano i sintomi, ma per la crisi economica. Ebbene si, anche la crisi contribuisce ad aumentare il numero di persone con problemi cardiaci.
L’allarme verrebbe dal congresso nazionale della Società Italiana di Cardiologia (Sic), che si apre domani a Roma, in cui il pezzo forte saranno proprio i dati messi in relazione agli stress provocati dalle crisi economiche e finanziarie sulle persone, sia da un punto di vista macroscopico (il maggiore timore per il futuro), sia da un punto di vista microscopico e più personale (la maggiore possibilità di rimanere disoccupati e l’incertezza economica).
“La paura di perdere il lavoro, l’ansia di non arrivare alla fine del mese sono tra l principali preoccupazioni degli italiani in questo momento più che nel passato. Noi cardiologi vediamo sempre più italiani alle prese con “batticuori” legati a stati ansiosi” ha detto il presidente della Società Italiana di Cardiologia Salvatore Novo, il quale ha aggiunto: “lo vedremo poi più nel dettaglio domani, ma questo fa parte nei cosi detti fattori non prevenibili, che di tanto in tanto portano ad impennate nelle statistiche che possono fuorviare il lavoro dei ricercatori.”
Le malattie cardiache rimangono quelle che colpiscono il maggior numero di pazienti nell’occidente e sono causa di un numero assai maggiore di decessi rispetto a patologie che colpiscono molto di più l’immaginario dei pazienti, come ad esempio i tumori o l’Hiv. Nei paesi avanzati il primo killer rimane quindi un attacco cardiaco e sebbene i mezzi per prevenirlo o curarlo in tempo siano notevolmente migliorati sono comunque insufficienti.