Trecento milioni era la cifra inizialmente ipotizzata dalle indiscrezioni per la rimozione della Costa Concordia dalle acque dell’Isola del Giglio. La nave, naufragata lo scorso 13 gennaio, è da allora adagiata sul fondale delle acque del Giglio, ma potrebbe prima di febbraio essere in grado di galleggiare, secondo quanto previsto dal progetto di rimozione, che, probabilmente più degli ipotetici 300 milioni verrà a costare. Quest’ultimo prevede una serie di cassoni sul lato sinistro della nave riempiti d’acqua a fare da contrappeso, una piattaforma sottomarina per dare stabilità allo scafo, delle gru sulla piattaforma per raddrizzare il relitto e altri cassoni piendi d’aria per farlo galleggiare.
Costa Concordia sarà poi trasportata in porto vicino, probabilmente a Livorno, dove sarà demolita. Gianni Onorato, direttore della Costa, ha parlato di un lavoro ciclopico mai realizzato per una nave di queste dimensioni. La rimozione sarà eseguita dall’americana Titan Salvage, leader mondiale nel settore del recupero dei relitti. Ma anche Richard Habib, direttore della società americana, ha dichiarato che si tratta di una cosa senza precedenti, proprio per la stazza della nave.
Il piano di rimozione è stato scelto da un comitato tecnico di valutazione ed è composto da esperti in rappresentanza di Costa Crociere, Carnival Corporation & plc, London Offshore Consultants e Standard P&I Club. Ci sarà anche la collaborazione di Rina e Fincantieri, in grado di rispondere ai principali requisiti richiesti, ovvero: rimozione intera del relitto; minor rischio possibile; minor impatto ambientale possibile; salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell’Isola del Giglio e, infine, massima sicurezza degli interventi.
Una mappatura dettagliata del fondale sarà eseguita dall’Università “La Sapienza” di Roma, perchè “alla fine tutto dovrà tornare esattamente come era e ci dovranno essere meno tracce possibili” dei lavori, ha ribadito Silvio Bartolotti, general manager di Micoperi. Il capo della Protezione civile Franco Gabrielli ha però promesso “un monitoraggio fino al 2018 per controllare e verificare le condizioni dell’ecosistema e per accompagnare il ripristino delle condizioni del fondale marino il più possibile vicine alla situazione preesistente”.