La Cina sta diventando molto velocemente uno degli esportatori più grandi di petrolio al mondo, fatto dovuto ovviamente alla sua esponenziale crescita dopo l’apertura all’economia globale. Oggi però il petrolio diventa più che mai raro, oltre che prezioso, in quanto un terzo delle risorse mondiali di questo carburante sono nelle mani di una nazione, l’Iran, impegnata in un braccio di ferro con gli Stati Uniti e le potenze occidentali che potrebbe mettere in serio rischio l’approvvigionamento mondiale di questa preziosa risorsa.
La repubblica popolare cinese ha deciso di non rimanere indietro in caso l’Iran dovesse davvero arrivare a bloccare lo Stretto di Hormuz e si sta attrezzando per accaparrarsi più fonti alternative possibili, senza farsi alcun problema di prezzo a quanto pare. L’Unipec, la compagnia petrolifera cinese più importante, si sarebbe aggiudicata al un costo esorbitante la consegna per febbraio di un grosso carico di greggio russo.
Inoltre ha tagliato l’importazione di petrolio iraniano fino a ridurlo alla metà già nel gennaio 2012. Teheran dal canto suo ha reagito con un drastico aumento dei prezzi, che potrebbe non solo ripercuotersi sulla Cina, con cui pure è in atto una serratissima contrattazione, ma anche e specialmente sull’Europa, che oltre ai suoi già gravi problemi non ha decisamente voglia di affrontare un rincaro incontrollato dei prezzi energetici, che metterebbe a soqquadro i già delicati equilibri economici.
L’Iran dal canto suo non si sente affatto in colpa di un tale comportamento, che ritiene legittimato dalle sanzioni comminategli dall’Occidente e che quindi lo “costringerebbero” ad avere un atteggiamento protezionistico nei confronti del proprio petrolio, se poi la Cina, che è uno dei suoi maggiori clienti, decide di tagliare della metà il petrolio importato… allora che ne soffrano anche le potenze occidentali!
Pechino invece non sembra avere alcun problema a ritoccare il prezzo del greggio che gli serve verso l’alto, facendo rimanere assai alta la pressione sui venditori iraniani, che quindi potrebbero per questo abbassare le proprie pretese nei prossimi giorni. Unipec lavora quindi alacremente una battaglia che non si svolge solo su uno scacchiere con obiettivi prettamente interni, ma anche della politica estera cinese in generale, facendo da arbitro e regista di questa parentesi della controversia del petrolio iraniano.