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Capua, ragazza vuole essere accompagnata all’altare dal padre che la violentò

Capua, ragazza vuole essere accompagnata all’altare dal padre che la violentò

Quello che probabilmente dovrebbe essere il giorno più bello, desiderato della vita di una giovane ragazza, ovvero quello del proprio matrimonio, può anche nascondere dei retroscena amari e delle scelte difficili, forse anche non del tutto condivisibili.

Questa storia giunge da Capua, in provincia di Caserta, dove una ragazza di 21 anni, di cui non è dato rivelare il nome, convolerà a nozze con il suo fidanzato a gennaio. Fin qui nulla di strano. Tuttavia F (iniziale di fantasia) vorrebbe che ad accompagnarla all’altare fosse suo padre, 55enne attualmente detenuto in carcere a Prato, dove sta scontando una doppia pena per violenza sessuale, perpetrata proprio ai danni della figlia.

Se il giudice di sorveglianza accetterà la richiesta della giovane, il padre-violentatore potrà offrirle il braccio e accompagnarla all’altare.

Gli inizi della vicenda risalgono a 4 anni fa, dove la ragazzina viveva con la famiglia modesta in una casa sita in una frazione di Capua. Un bel giorno il padre, lavoratore saltuario e alcolizzato, violentò la figlia, all’epoca 17enne.

L’uomo, processato e condannato a 5 anni, venne quasi subito scarcerato dal Tribunale del Riesame perchè l’episodio venne definito sporadico e tornò così a vivere con moglie e figli. Poco dopo la decisione di andare a vivere a Prato, dove gli echi di questa orribile vicenda probabilmente mai sarebbero giunti, iniziando così una nuova vita.

Tuttavia l’episodio tanto sporadico non lo è stato, dal momento che l’orco-papà ha tentato nuovamente di abusare della figlia. Nuovo processo, nuova condanna stavolta ad un anno e 8 mesi che il signor D.L. sta scontando nel carcere di Prato. Tuttavia a siffatta condanna, si aggiungerà anche quella sospesa di 5 anni, per un totale di quasi 7 anni di reclusione.

Nel frattempo F. si è rifatta una vita, ha conosciuto un bravo ragazzo con il quale ha deiciso di sposarsi. C’è da dire che avendo un fratello più piccolo e uno più grande, avrebbe potuto scegliere quest’ultimo per accompagnarla all’altare.

E invece no. Questa giovane ragazza ha scelto la via, probabilmente più difficile, del perdono, dell’abbandono del rancore verso quella che è probabilmente l’offesa più grande che un genitore possa fare ad un figlio. Una scelta non sindacabile e che probabilmente va solo rispettata alla luce della volontà di trasformare la vegogna in riscatto attraverso la via del perdono di suo padre.

 

 

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