l’Italia, come molti altri paesi europei, ospita una comunità di Rom e Sinti estremamente numerosa e sparsa su tutto il territorio nazionale. Spesso l’arretratezza culturale, la tendenza alla delinquenza ed allo squallore dei loro campi li rende poco graditi alle comunità vicino a cui si stabiliscono, spesso a danno anche di quelli di loro che sono pacifici e si sentono in definitiva del tutto italiani, mandando i figli a scuola e lavorando come ogni altro cittadino.
Ci sono maniere contrastanti di vedere il futuro di queste persone nel nostro paese. La posizione dominante in questi ultimi anni, specialmente su impulso leghista, è stata quella di sgomberare i campi che creavano maggior fastidio o che erano in condizioni più deprimenti e rimpatriare chiunque fosse sorpreso a delinquere o anche solo ad abitare al di fuori dei confini preposti. Se ciò ha da un lato portato ad una maggior sicurezza in qualche zona, ha portato ad incrementi di pericolosità e maggiore degrado all’interno delle comunità Rom stesse.
Il nuovo ministro dell’integrazione Andrea Riccardi ha detto sulla questione: “come ministro dico che la situazione dei Rom non è delle più brillanti, come cittadino mi sono vergognato della loro condizione in Italia. Dobbiamo agire per il superamento dei campi Rom.” In quanto a come raggiungere tale superamento il ministro non ha dubbi, la strada più veloce e praticabile è quella preferita dai membri del governo Monti: l’Europa; per cui conclude: “ci sono fondi europei utilizzati solo al 10%, per cui adesso ci manca solo l’ideazione di una strategia nazionale decisa ed equa”.
Dunque non un problema di fondi quello per risolvere questo segregazionismo sociale verso i Rom, ma un problema organizzativo. Un problema che ha invece radici, come purtroppo spesso succede in queste situazioni, nella cattiva fede di chi invece di cercare soluzioni positive preferisce mandare ruspe e buldozer a fare ciò andrebbe fatto con carità e spirito di fratellanza.
