Grandi risultati per l’antimafia napoletana. Oltre agli innumerevoli arresti di cui è da sempre artefice, negli ultimi tempi, grazie anche ad alcune riforme introdotte nel sistema di prevenzione, si stanno moltiplicando anche i “successi” per il riutilizzo dei beni confiscati alla malavita organizzata.
Stiamo parlando del “sequestro conservativo”, che visti i risultati potremmo anche forzare l’aggettivazione e definirlo “remunerativo”. Ma che cosa s’intende con questa differente modalità di sequestro? In pratica, ecco di cosa si tratta. Questa la definizione prevista dalla legge: “Il sequestro conservativo è preordinato alla tutela della garanzia generica che assiste il diritto di credito, essendo diretto ad impedire che il debitore possa compiere atti dispositivi capaci di diminuire la consistenza del proprio patrimonio e così di pregiudicare od esporre a pericolo la realizzazione coattiva del credito. Con il sequestro conservativo si attribuisce al creditore un rimedio di carattere preventivo, volto ad impedire che il debitore compia atti dispositivi del proprio patrimonio idonei a pregiudicare la garanzia generica; ed è un rimedio che incide immediatamente sui beni di detto patrimonio che vengono assoggettati alla cautela, in quanto essi sono sottratti alla libera disponibilità del debitore proprietario”.
In parole povere il suo utilizzo è necessario per recuperare immediatamente le spese che sono occorse per svolgere i processi. Gli ottimi risultati derivati dall’uso di questo sono stati rimarcati oggi nella relazione annuale della procura di Napoli. Ecco le cifre: 5 miliardi recuperati negli ultimi 2 anni, in pratica una somma parti ad una finanziaria. Due miliardi recuperati solamente nell’ultimo anno trascorso. Uno degli esempi più esplicativi è quello del sequestro dei beni operato agli esponenti del clan di Michele Zagaria, avvenuto ad aprile scorso. Difatti sono stati sequestrati 1.5 milioni di euro, che rappresentano la cifra corrispondente che è stata utilizzata per condurre il processo e pagare le varie attività come le intercettazioni telefoniche.
Ecco quanto dichiarato dal procuratore generale Vittorio Martusciello: “I costi per perseguire i reati di camorra sono diventati insostenibili e allora bisogna rendere finanziariamente autosufficienti i procedimenti. Attraverso i sequestri conservativi, intensificando i sequestri giudiziari e le confische, fornendo al Ministero della Giustizia una procedura agevolata per riscuotere in maniera rapida ed efficace le spese di giustizia, che secondo il codice di procedura penale sono a carico dei condannati di ogni tipo di reato”.
Nonostante gli ottimi risultati conseguiti, i vertici dell’antimafia napoletana, hanno comunque evidenziato che c’è bisogno di nuove normative in merito, poiché la malavita organizzata non è ferma, ed evolve le sue capacità imprenditoriali. Ecco quanto ha detto in merito il procuratore aggiunto della Dda Federico Cafiero de Raho: “Servirebbe un processo di armonizzazione della normativa antimafia sul territorio europeo. In attesa che venga elaborata e approvata una nozione comune e condivisa in Europa del reato di criminalità organizzata, bisogna capire che i contesti nei quali le mafie si muovono e investono sono sovranazionali, e le indagini bancarie e patrimoniale sono uno strumento indispensabile per individuare le ricchezze illecite della camorra, che le occulta attraverso sofisticate