E’ stato arrestato mercoledì mattina don Francesco Caramia, 42 anni, parroco della chiesa di San Giustino de Jacobis, nel rione Bozzano, a Brindisi, con l’accusa di atti sessuali continuati e aggravati su un bambino che, all’epoca dei fatti, ossia fra il 2009 e il 2010, aveva solo otto anni. Le indagini erano iniziate a luglio 2015, in seguito alla denuncia di un pediatra a cui il ragazzino aveva raccontato di aver subito abusi, specificando anche alcuni dettagli. A dicembre 2015 i carabinieri avevano effettuato alcune perquisizioni e sequestri nella chiesa di cui era parroco, notificandogli un’informazione di garanzia. Dopo aver saputo di essere indagato, don Francesco si era dimesso dall’incarico, ufficialmente per motivi di salute, e l’arcivescovo di Brindisi, monsignor Domenico Caliandro, gli aveva ordinato di tenersi lontano dalle celebrazioni religiose, per poi nominare di recente un suo sostituto. Il sacerdote, però, stando a quanto emerso dall’inchiesta, non aveva obbedito. e, la sera del giovedì santo, i carabinieri lo avevano trovato che diceva messa a Mesagne (Brindisi), mentre, grazie alle intercettazioni ambientali, si è appurato che avrebbe cercato anche di screditare la presunta vittima degli abusi.
La misura di custodia cautelare è stata chiesta dal pm Milito Stefano De Nozza, che ha anche coordinato le indagini, e disposta dal gip Maurizio Saso dopo l’incidente probatorio svoltosi il 16 febbraio 2016, in cui il giovane è stato sentito dai consulenti incaricati dalla Procura, in presenza anche della criminologa Roberta Bruzzone, che il sacerdote aveva nominato consulente di parte. La perizia disposta sulla presunta vittima ha accertato la sua credibilità e la sua capacità di riferire con precisione quanto successo. Egli avrebbe raccontato di aver subito anche minacce di ritorsione da parte del religioso, mentre le violenze avvenivano “almeno due volte alla settimana”, dopo gli incontri di catechismo. Sempre secondo quanto raccontato dal ragazzino, don Caramia tentava di rassicurarlo dicendogli che ciò che facevano “era per opera di Dio e che quello era solamente amore che voleva ricevere”, mente lui capiva “che non era una cosa per bambini, mi immaginavo che non era una cosa per bambini, gli dicevo sei grande, per favore, lasciami stare, sono un bimbo. Qualche volta piangevo”.
Numerosi fedeli, comunque, hanno espresso sostegno al parroco sulla sua pagina Facebook. Don Caramia è il terzo prete della diocesi di Brindisi-Ostuni ad essere arrestato in un anno, ma l’unico a finire in carcere e non ai domiciliari, mentre vi sarebbe un quarto sacerdote indagato. A maggio 2015 erano infatti scattati gli arresti domiciliari per don Giampiero Peschiulli, di Brindisi, poi condannato in primo grado a tre anni ed otto mesi per pedofilia, mentre a novembre dell’anno scorso era toccato a don Franco Legrottaglie, di Ostuni, in seguito condannato a quattro anni per possesso di materiale pedopornografico. Nel caso di don Peschiulli, alcuni giovanissimi attori, inviati speciali della trasmissione televisiva “Le Iene“, si erano infiltrati nella parrocchia Santa Lucia, nel centro cittadino, dove egli operava, e, nel servizio poi andato in onda, si vedeva come il sacerdote rivolgeva a loro attenzioni particolari.
Dopo la trasmissione, due ragazzini di quattordici anni trovarono la forza di denunciare gli abusi subiti. Ernesto Caffo, presidente dell’associazione “Telefono Azzurro” e professore di neuropsichiatria infantile, ha commentato la vicenda di Brindisi affermando: “La pedofilia è ancora un fenomeno troppo diffuso nel nostro Paese e casi come quello nel brindisino ne rappresentano una drammatica conferma. La condanna e lo sdegno del momento non bastano: occorrono azioni concrete, basate innanzitutto su un attento studio del fenomeno e su una stretta collaborazione tra terzo settore, servizi del territorio e istituzioni. L’ascolto dei bambini è fondamentale per la lotta alla pedofilia“. L’associazione ha inoltre invitato “bambini e adolescenti a non stare zitti e a rompere il muro del silenzio”.