Solo pochissimo tempo fa Attualissimo aveva parlato di Davide Battistini, l’attivista ravennate che ha cominciato lo sciopero della fame lo scorso I Gennaio per far sì che la regione Emilia-Romagna concepisca una legge che vieti di tenere i cani a catena. Un mese è passato e più di 10 chili sono stati persi. E intanto il 17 Febbraio prossimo, in prossimità delle elezioni, comincerà anche lo sciopero della sete. Afferma Davide:
Purtroppo in Italia funziona così: i media e la politica si nutrono di sofferenza, e se non c’è dolore, allora si disinteressano di ciò che accade. Con il digiuno voglio attirare l’attenzione su una pratica incivile, ci sono animali che vengono incatenati fin da cuccioli e trascorrono la loro vita in perpetuo ergastolo. Nel terzo millennio tutto questo è inaccettabile e chiediamo che per legge venga abolito.
Andrò fino in fondo: spero che l’Emilia Romagna scelga di diventare l’esempio al quale le altre regioni possano fare riferimento. Al momento, in Italia, non esiste una legge che vieti espressamente l’uso della catena per i cani, anzi l’unica posizione sulla quale le istituzioni si sono espresse è la vivisezione. Solo che si sono espresse favorevolmente, rifiutandosi di vietarla.
Ma Davide non è solo: il 30 Gennaio scorso i ragazzi dell’associazione ‘Essere Animali’ hanno supportato l’attivista Battistini, con una manifestazione in viale Aldo Moro a Bologna, il tutto con una simbolica catena stretta al collo e dei cartelloni fra le mani.
Oltre a ‘Essere Animali’, che ha organizzato il presidio, anche altre associazioni animaliste italiane come Lav, Enpa e Oipa hanno supportato l’iniziativa di Battistini.
Hanno sostenuto i manifestanti:
Questo problema non lo poniamo solo noi attivisti, ma l’hanno sollevato prima di noi esperti etologici e veterinari. Potrebbe sembrare riduttivo essere qui a protestare contro l’uso della catena per i cani, ma questo tema simboleggia il nostro impegno contro ogni forma detentiva adottata nei confronti degli animali. Come le gabbie che rinchiudono cani e gatti nei canili, spesso sovvenzionati pubblicamente ma assolutamente inadatti a tutelarne le condizioni di salute, e come tutte quelle forme di contenzione che spesso condannano a morte esseri viventi incapaci di difendersi. Che però provano dolore, emozioni, paura. Fu Ghandi, del resto, a dire che la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.
Una decisione per la quale i politici dovranno tener conto anche del benessere di una persona che da settimane si rifiuta di mangiare e tra un po’ potrebbe rinunciare anche a bere. Perché i diritti degli animali non siano più ‘un’opinione’.