Stupiva ieri il silenzio dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in merito alla vicenda delleintercettazioni tra il Presidente Napolitano e il senatore Nicola Mancino nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa fra Mafia e Stato, dopo le polemiche suscitate dalle insinuazioni di Panorama.
Berlusconi affida alle pagine del Foglio le sue considerazioni sull’accaduto, anticipate oggi dal sito web del giornale:
“In questi mesi tormentati”, sostiene l’ex premier, “il Quirinale è stato oggetto di attenzioni speciali e tentativi di condizionamento impropri, e brutali, ai quali sono completamente estraneo, dei quali sono un avversario deciso. La frittata non é rovesciabile”.
Afferma infatti di “non giorire”per le “manovre destabilizzanti” che stanno interessando il Colle, ordite a suo dire in base a un metodo che persegue “calcoli politici precisi e di bassa lega”:
“La giusta decisione di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale non riguarda il settimanale mondadoriano, ma i comportamenti di una procura della Repubblica e i suoi portavoce a mezzo stampa, che oltre tutto per evidenti ragioni di piccola politica adesso litigano tra loro. I cittadini non sono stupidi, certe cose le capiscono al volo”.
E riguardo il proprio rapporto con il Presidente, racconta:
“Ho un rapporto consolidato e leale con il presidente Napolitano. Lo sanno tutti. Al mio primo discorso parlamentare da premier, nel 1994, la sua replica di capogruppo alla Camera fu tanto civile, in mezzo a quelle simulazioni di guerra che caratterizzavano la faziosità della sinistra, che mi alzai dal banco del governo e lo raggiunsi in aula per una stretta di mano. Considero il capo dello stato un impeccabile servitore della Repubblica“.
Berlusconi, coerentemente con le sue solite esternazioni a proposito di parte della magistratura italiana, auspica poi una “radicale riforma della giustizia”, senza la quale “l’Italia non si salva”.
Infine aggiunge che situazioni come quella venutasi a creare di recente intorno alla figura del Presidente della Repubblica sono uno dei motivi che l’hanno spinto a cedere il timone del Governo ai tecnici:
“Proprio per evitare manovre torbide e destabilizzanti, italiane e internazionali, nell’interesse di un’Italia che amo e ho sempre amato, ho contribuito in modo determinante, nello scorso mese di novembre, al varo di un’operazione di emergenza imperniata sul governo del senatore Mario Monti e della sua compagine tecnica. Ritengo di essermi comportato da uomo di stato e da patriota”.