Dopo la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio l’udienza sul processo Mediaset, Silvio Berlusconi ostenta sicurezza sulla sua situazione giudiziaria, e, intervistato giovedì sera dalle telecamere della trasmissione “Agorà“, al termine di una cena in un ristorante romano, dopo la riunione dell’ufficio di presidenza del Pdl, ha spiegato: “Io sono sereno, perchè credo che leggendo le mie carte non ci possa essere che un’assoluzione piena“. Ritiene quindi impensabile di essere condannato: “Non sono solito esercitare la mia mente su fatti che ritengo improbabili” ha detto.
Il Cavaliere ha quindi confermato il suo sostegno al governo: “Ci mancherebbe altro che data l’attuale situazione del Paese non avessimo un governo che lavora. Quindi sostegno leale a questo governo e stimolo a che faccia ciò che serve e che viene richiesto dai protagonisti dell’economia e che possa incentivare i consumi e la produzione”. Quanto alle reazioni nel Pdl e alle ripercussioni delle sue vicende giudiziarie sulla scena politica, ha dichiarato: “Capisco che ci siano preoccupazioni che possano agitare qualcuno, ma l’input che ho dato in maniera molto chiara è di concentrarsi sull’interesse del Paese e rendere questa alleanza, che io continuo a chiamare pacificazione con la sinistra, qualcosa di storico e addirittura epocale dopo tanti anni di guerra fredda“.
Riguardo all’annuncio di voler cambiare il nome del partito e tornare a Forza Italia, ha spiegato che “non è un ritorno al passato ma l’intenzione di rivolgersi a tanti italiani con la discesa in campo di forze nuove che si aggiungono a quelle che già esistono e che rendano il nostro movimento ancora più forte e con una base elettorale più consistente”. Anche il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, del Pdl, in un’intervista al “Corriere della Sera”, ha ribadito che l’esecutivo dovrà comunque proseguire: “Io credo che questo governo, dopo il 30 luglio, debba andare avanti in qualsiasi caso. Spero che i giudici aiutino la pacificazione. Non esistono più falchi e colombe, siamo tutti berlusconiani”.
Non la pensa così Maurizio Gasparri, che, intervenendo alla trasmissione “In Onda”, ha parlato di “dimissioni collettive” in caso di condanna dell’ex premier, sostenendo che “a quel punto il capo dello Stato sarebbe quasi obbligato a sciogliere le Camere”. Intanto, nella riunione del consiglio dei ministri, non sarebbe stato fatto alcun riferimento, nè da parte del premier Letta, nè da parte degli altri ministri, alle vicende giudiziarie di Berlusconi; il ministro Delrio, al termine del vertice, si è limitato a dire: “Abbiamo lavorato”.