Chiamati a votare al referendum, i lavoratori di Alitalia dicono NO al preaccordo del 14 aprile per il salvataggio della compagnia e aprono la strada al commissariamento.
Il No ha vinto con 6.816 voti contro 3.206 sì, vale a dire con il 67%: la conferma dei dati arriva dai sindacati, ma d’altra parte già dallo spoglio cominciato ieri sera, la situazione sembrava chiara.
Si è registrata una forte spaccatura fra personale di terra e personale di volo e alla fine hanno vinto i No del personale navigante, della pista, degli uffici della Magliana. A dire sì all’accordo sono stati amministrativi, personale non operativo, reparto manutenzione. Ma intanto la situazione precipita verso il caos.
Oggi si dovrebbe riunire il Cda della compagnia, per deliberare la richiesta di amministrazione straordinaria speciale: si presume al tempo stesso l’uscita dei soci dalla società per consegnare l’azienda al governo.
L’obiettivo del Governo, mentre resta in attesa di capire cosa decideranno gli attuali soci di Alitalia e come si evolverò la situazione, sarà quello di ridurre al minimo i costi per i cittadini italiani e per i viaggiatori.
Dopo aver formalizzato la richiesta, il ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe procedere con la nomina di uno o più commissari, ma senza acquirenti o nuovi finanziatori al commissario (che attualmente sembrano non esserci) non resterebbe che chiedere il fallimento della compagnia con dichiarazione di insolvenza da parte del Tribunale.
Il curatore fallimentare darebbe il via alla procedura liquidatoria, con 2 anni di cassa integrazione, Naspi e disoccupazione per i lavoratori prima della divisione e della cessione della compagnia.