Un fondo pubblico da 1,3 miliardi in grado di coprire gli oneri dei bond e per l’eventuale sottoscrizione di azioni della banca per un massimo di un miliardo, in caso di ricapitalizzazione precauzionale, una garanzia statale sulle obbligazioni Carige per un massimo di 3 miliardi di euro da attivare fino al 30 giugno. Questi in sostanza, i numeri del decreto Carige che è stato varato d’urgenza lunedì sera per il salvataggio della banca genovese.
Il Dl è stato firmato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicato in Gazzetta Ufficiale: ora alla banca genovese spettano due mesi di tempo per presentare un piano industriale.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti considera come “una possibilità concreta” la nazionalizzazione di Carige anche se fino a ieri i commissari dell’istituto avevano quasi del tutto escluso una possibilità del genere nel futuro della banca.
Le polemiche per il decreto sono scattate fin da ieri con l’attacco del Pd che ha rilanciato un possibile conflitto di interessi del premier Conte per i rapporti con il giurista Guido Alpa, già consigliere di Carige, e con Raffaele Mincione, azionista della banca. Ma oggi arriva anche la nota del Sole 24 ore che mette in evidenza che il decreto per banca Carige sia praticamente identico quello approvato nel 2016 dal governo Gentiloni per la nazionalizzazione di Monte dei Paschi e il salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca.
Esattamente come nel decreto Gentiloni, le obbligazioni potranno avere durata fino a 7 anni, “prive di clausole di subordinazione o di componenti derivate, e dovranno prevedere il rimborso integrale a scadenza” come sottolinea Il Sole mettendo in evidenza anche il ruolo di vigilanza della Commissione europea.
Le polemiche però non si placano: se il premier Conte viene accusato di conflitto di interessi, ma nega ogni contatto con Alpa o Mincione, i malumori restano in circolazione anche fra alcun degli stessi 5 Stelle.
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