Ogni anno in Italia sono circa 7.000 le persone colpite dal melanoma (di queste 500 solo in Toscana) con un incremento del tasso di incidenza del 30% nel corso degli ultimi 10 anni. L’inquietante risultato segue alla presentazione dei dati emersi dall’indagine “Gli italiani, l’ossessione abbronzatura e il melanoma” e che sono stati divulgati in occasione dell’Euromelanoma Day 2013 che si svolge in tutta Europa.
Ciò che ne vien fuori è un rapporto controverso degli abitanti del Belpaese con il Sole. Sebbene, infatti, più di un italiano su 3 si mostri spaventato dalla comparsa sulla pelle di un nuovo neo, allo stesso modo tali italiani non rinunceranno ad almeno una settimana di tintarella. Non sembra, inoltre, che si conosca la pericolosità delle lampade abbronzanti, paragonate dagli esperti al fumo delle sigarette per i tumori al polmone.
E mentre oltre il 20% degli italiani non conosce il melanoma e il 64% di essi non ha mai fatto un controllo dei propri nei, un italiano su due quest’estate prenderà il sole per almeno 3,5 ore al giorno nel desiderio di una bella abbronzatura sebbene ogni 24 ore siano almeno 4 le vittime del tumore della pelle.
Michele Del Vecchio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano asserisce:
Occorre fare informazione sul melanoma, perché ogni anno si ammalano di tumore della pelle 7-8 mila italiani. La maggior parte dei pazienti sono nei primi stadi della malattia e spesso il solo intervento chirurgico potrebbe essere risolutivo. Quando però la malattia si diffonde ad altri organi il tempo medio di sopravvivenza diventa inferiore a 9 mesi.
Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma, sottolinea che nei primi stadi della malattia l’intervento chirurgico, da solo, potrebbe essere del tutto risolutivo. Nel frattempo una nuova terapia sembra profilarsi all’orizzonte.
C’è finalmente la possibilità di avere un farmaco, come il vemurafenib, in grado di spegnere l’interruttore del melanoma metastatico, cioè la proteina Braf mutata, che in un paziente su due alimenta il tumore.
Questa nuova terapia sembra essere in grado di agire specificamente sulla mutazione del gene BRAF, finendo con l’inibire la proteina mutata, che viene considerata responsabile della proliferazione cellulare nel 50% dei casi di melanoma metastatico. Vemurafenib ha dimostrato di essere in grado di raddoppiare il tempo di sopravvivenza a causa di un tumore la cui media si aggira normalmente intorno ai 6-9 mesi.