Scoperta una nuova cura contro l’Aids? Purtroppo non è così, ma un grande passo avanti è stato fatto in tal senso.
La nuova speranza nella lotta contro la pestilenza più distruttiva del ventesimo secolo e che ancora oggi risulta virtualmente incurabile viene dai ricercatori della University of Utah. Questi stanno infatti testando un nuovo microbicida che potrebbe diventare, nelle mani dei medici, il principale strumento di prevenzione contro il virus dell’Hiv. Non propriamente una cura, ne propriamente un vaccino, diciamo che è un nuovo metodo di profilassi che potrebbe “intrappolare” il virus e bloccare quindi la possibile infezione con le sue tragiche conseguenze ormai note a tutti.
Il composto sintetico che dovrebbe avere questa funzione è molto simile ad un rimedio naturale, le lectine, composti derivanti da alberi e piante che legano agli zuccheri ed hanno un elevatissimo potere antivirale. Il composto sintetico, chiamato benzoboroxolo, creato in laboratorio sono meno contose di quelle naturali e sono capaci di legarsi al rivestimento di zucchero del virus dell’Hiv e ne bloccano la replicazione in altre cellule.
Non una cura, ma una profilassi decisamente aggressiva nei confronti della malattia, che in questo modo continuerebbe ad essere presente nel malato, ma non potrebbe espandersi e quindi rendere il soggetto immuno-deficiente, cioè incapace di reagire alle altre malattie. “Queste sostanze sono così attive contro l’Hiv che basta scioglierne circa il peso di un cubetto di zucchero nell’acqua di una vasca da bagno per inibire l’infezione” ha spiegato Patrick F. Kiser, il capo del gruppo di ricerca dell’università. L’unica pecca è che l’efficacia del rimedio varia sensibilmente a seconda del ceppo e viste le numerose variazioni che subisce un virus presente in tutto il globo… la strada verso la debellazione definitiva è ancora lunga.
Questa è comunque una speranza e forse il primo vero passo avanti compiuto da quando si conosce il terribile virus per poterne bloccare davvero gli effetti, inoltre il basso costo di questo inibitore potrebbe salvare milioni di vite nei paesi del terzo mondo, dove questa malattia si è diffusa maggiormente.