Ad una settimana dalla strage avvenuta ad Aurora per mano di James Holmes, il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto un discorso a New Orleans sulla scottante questione delle armi da fuoco. Obama ha parlato dell’importanza che hanno la vicinanza di una famiglia amorevole ed una buona istruzione: “Ma non basta, dobbiamo ridurre la violenza e parlare delle armi da fuoco” perché, negli USA, il 55 per cento dei cittadini non vuole limitare il diritto di portare armi, sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione. Il presidente ci va, dunque, con i piedi di piombo ed afferma di “credere nel Secondo Emendamento“, ma poi ne approfitta e dichiara:
“Credo, però, anche che i kalashnikov siano armi da far imbracciare ai soldati e non ai criminali, destinate ai campi di battaglia e non alle strade cittadine. Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire a criminali e ricercati di acquistare armi, dobbiamo controllare i precedenti di chi acquista un’arma, chi è mentalmente squilibrato non deve potersi armare facilmente“.
In piena campagna elettorale, non si è fatta attendere la risposta dello sfidante repubblicano, Mitt Romney: “Cambiare le leggi sul porto d’armi non farà sparire i brutti tipi e, se fossero state già in vigore, non avrebbero sventato la strage di Aurora“, dice in un’intervista alla NBC. Affermazione un po’ difficile da prendere sul serio.
Si tratta di “buonsenso” – come afferma Obama stesso – ed occorre per potere evitare stragi come quella di Aurora e per limitare la violenza “nelle strade di Chicago, Atlanta, New Orleans, Milwaukee o Cleveland“, perché “ogni giorno e mezzo, si conta quasi lo stesso numero di vittime di Aurora“. Un passo coraggioso – specialmente, durante la campagna elettorale – quello di sfidare la lobby delle armi, di parlare apertamente del problema delle armi da fuoco e dell’impossibilità di continuare su questa strada, se si vogliono evitare tragedie del genere.