Dopo lo scandalo, dopo gli attacchi, dopo la vergogna, la serata dell’orgoglio padano ha dato un primo verdetto che, a dirla tutta, sembra evidenziare effettivamente il tramonto dell’era Bossi segnando il subingresso di quella di Roberto Maroni. L’ex ministro degli Interni del Governo Berlusconi è stato seguito, applauditissimo, molto più dell’ex leader del Carroccio che alla fine ha pure abbracciato, in lacrime ma senza la forza trainante di un tempo.
Parla di complotto ai danni della Lega Umberto Bossi, ma chiede perdono. “I danni sono stati fatti da quelli che portano il mio cognome. Mi spiace enormemente, scusate. Ma i miei figli li ho rovinati io, perché li ho fatti entrare nella Lega invece di tenerli lontani come ha fatto Berlusconi con i suoi”, dichiara il Senatur. Ma la speranza dei leghisti si concentra tutta in Maroni; troppa è la sfiducia dei padani nei confronti di accusava la Roma ladrona, per fare lo stesso, se non peggio, in casa propria.
Ho provato orrore per le accuse di collusione con la ‘ndrangheta e la mafia, cose inaudite, orrende. Ma sono anche giorni in cui si risveglia l’orgoglio di essere leghisti, della Lega di un tempo, onesta. Lo dimostra la reazione dei tanti che non ci stanno, che vogliono ripartire, e stasera ripartiamo con le nostre straordinarie battaglie. La Lega, la potentissima, non è morta e non morirà mai, riparte da questa meravigliosa platea, non ci sono cerchi che tengano. Dobbiamo fare pulizia. È intollerabile accettare la violazione del nostro codice morale e dei valori leghisti. Chi sbaglia paga. Rosi Mauro fuori dai maroni. Chi ha preso soldi della Lega li dovrà restituire fino all’ultimo centesimo. Umberto Bossi, che conosco da quarant’anni, non c’entra nulla ma ha fatto un gesto di grandissima dignità con le dimissioni. Renzo Bossi ha seguito l’esempio, è un gesto che apprezziamo. Giovedì prossimo il consiglio federale procederà all’espulsione di Belsito. Toccherà lo stesso destino anche alla Rosi. Bossi le ha chiesto un gesto di dignità. Dispiace che non abbia accolto la richiesta del presidente, ma ci penserà la Lega a dimetterla. Così finalmente forse potremo avere un sindacato padano vero. Non è una caccia alle streghe. Lo dico io che avrei tanti motivi di rancore, tentarono di espellermi 15 anni fa e sono ancora qui. Però dobbiamo finirla con i complotti, le scomuniche e i cerchi. Basta. Da oggi si cambia. Parte un nuovo corso con nuove regole.
Queste le parole di Maroni, portato in tripudio dai suoi, sebbene qualche fischio non manchi. L’orgoglio padano è ferito, ma non è morto del tutto.