La crisi economica non perdona nessuno, nemmeno il Dna dei centenari sardi: la Shardna, società di ricerca nata nel 2001 per studiare il segreto della longevità della popolazione locale, è stata infatti messa in liquidazione. Due giorni fa sono state recapitate dal liquidatore le lettere di licenziamento ai dipendenti, in tutto dieci persone tra biologi molecolari, genealogisti informatici e amministrativi, ma oltre al dramma del lavoro perduto, rischia di dissiparsi un progetto andato avanti per oltre un decennio, in cui sono stati raccolti dati biologici dei volontari di dieci paesi della Sardegna orientale. Un patrimonio dal valore inestimabile, che rischia di essere svenduto al miglior offerente per ripianare i debiti.
C’è da dire che la Shardna non ha mai navigato in buone acque: nata nel 2001 in collaborazione con l’Istituto di Genetica delle Popolazioni del CNR, nel 2009 è stata ceduta alla Fondazione San Raffaele, rimanendo suo malgrado coinvolta nel crac finanziario dell’istituto ospedaliero, un buco di oltre un miliardo di euro. E non bisogna nemmeno dimenticare le polemiche politiche legate al conflitto d’interesse di Renato Soru, che volle fortemente la società, tanto che a seguito della sua nomina a governatore della regione nel 2006 la Shardna fu messa in vendita per placare le polemiche.
Il debito complessivo della Shardna è di quattro milioni di euro, a cui si dovrebbero aggiungere alcuni mesi di affitto non pagati, tanto che è arrivata anche l’ingiunzione di sfratto e lo stacco dell’abbonamento di telefonia fissa presso il centro di Pula, nella sede del Parco tecnologico di Sardegna Ricerche, a poca distanza da Cagliari. Per i lavoratori della Shardna non è previsto nessun ammortizzatore sociale, senza contare che dal mese di settembre non percepivano lo stipendio, ma ancora più preoccupante è il destino dei 15 mila campioni di Dna raccolti in questi anni.
La mappa genetica dei centenari sardi fa gola a molte società farmaceutiche, e salvo miracoli dell’ultimo minuto, l’intero lavoro verrà smembrato in pacchetti e destinati alla vendita al miglior offerente, oppure semplicemente finire dimenticati nei frigoriferi dei laboratori. I sindaci dei paesi coinvolti e i volontari promettono battaglia, ma nonostante le promesse dei politici nazionali, il destino di questo importantissima ricerca, e delle professionalità che ci hanno lavorato, è appeso ad un filo.