Roma è sempre stato un luogo fondamentale per l’Italia e non solo per via del suo ruolo di capitale, ma soprattutto e specialmente per il suo ruolo simbolico di città capace di mostrare il bello ed il brutto dell’intero paese attraverso le sue personali malie e piccole vittorie. Nell’ultimo anno sono stati molti gli eventi difficili ed addirittura drammatici che hanno interessato la capitale, dimostrando lo stato di stress dell’Italia tutta.
Ad affrontare questi difficili momenti ci sono state persone come il procuratore aggiunto Pietro Saviotti, scomparso oggi in seguito ad un malore. Ha affrontato insieme ai colleghi della magistratura e delle forze dell’ordine praticamente tutti gli eventi più difficili con cui Roma ha dovuto confrontarsi negli ultimi tempi: dalla furia dei Black Bloc, agli omicidi della criminalità organizzata, fino al pool antiterrorismo (di cui faceva parte).
Il magistrato è venuto a mancare all’età di 56 anni ed oltre al vuoto incolmabile lasciato nella società lascia anche una moglie e due gemelli ancora piccoli. Saviotti, dopo aver lasciato il palazzo di giustizia come al solito verso l’ora di pranzo, si è diretto insieme ad alcuni colleghi alla riunione quotidiana con il procuratore reggente Giancarlo Capaldo; tuttavia appena arrivato si è sentito male e nonostante l’arrivo dei soccorsi sia stato tempestivo non c’è stato nulla da fare.
Aveva indagato con professionalità ed efficacia in alcuni dei casi più noti della storia recente, come il complotto ai danni dell’allora Presidente della Repubblica Scalfaro, ma anche degli omicidi di Massimo D’Antona e Marco Biagi ad opera delle nuove Brigate rosse.
Recentemente si era occupato anche degli attacchi ad Equitalia e delle minacce agli esponenti del governo e della politica da parte del terrorismo anarco-insurrezionalista. I colleghi si sono detti sconcertati ed addolorati per la sua improvvisa dipartita. Condoglianze sono giunte anche dal mondo della politica e delle istituzioni.
