Non accenna a placarsi la tensione fra il vicepremier Di Maio e il presidente dell’Inps Tito Boeri: al centro della polemica, ancora il Decreto Dignità.
Tutto era cominciato proprio pochi giorni fa, in occasione della presentazione del decreto e della relazione tecnica che aveva messo in evidenza un impatto da 8mila disoccupati, dettaglio su cui stanno chiudendo delle verifiche anche i tecnici della Camera.
Il presidente dell’Inps, in occasione all’audizione davanti alle commissioni riunite Finanze e Lavoro della Camera, difende la relazione tecnica punto per punto spiegando le stime effettuate dei provvedimenti del governo e ricostruendo il carteggio tra ministero del Lavoro e Istituto.
Ora Boeri parte al contrattacco e ricostruisce punto per punto òa richiesta di fatto spiegando che il Ministero conosceva fin dall’inizio che ci “sarebbe stata una riduzione dei lavoratori del tempo determinato”.
Boeri spiega che fin dal 2 luglio, il ministero del Lavoro aveva inviato la richiesta di stima della platea di lavoratori coinvolti” dai provvedimenti, “per stimare il minor gettito contributivo dai lavoratori a termine” e riuscire a coprire con il maggior gettito che sarebbe arrivato dal rincaro dei contributi dopo il primo rinnovo di contratto.
Quindi il Ministero era consapevole fin dal subito che ci sarebbe stata “una riduzione dei lavoratori del tempo determinato”, ma Boeri conferma anche che fin dalla prima relazione tecnica inviata dall’Inps al ministero del Lavoro lo scorso 6 luglio 2018 erano presenti i numeri sugli effetti occupazionali negativi del provvedimento. Dunque il Ministero sapeva della riduzione dei posti di lavoro e almeno dell’impatto negativo che almeno inizialmente il decreto potrebbe avere.
Ma perché i disoccupati aumenterebbero? Boeri spiega che la riduzione della durata dei tempi determinati aumenta il turnover di questi lavoratori: nella cosiddetta fase di ricambio, il datore di lavoro ha la scelta di stabilizzare il lavoratore, assumerne un altro a tempo o in somministrazione o chiudere definitivamente il rapporto. Secondo Boeri il datore di lavoro sarà disincentivato a stabilizzare visto (a causa dell’aumento dell’indennità di licenziamento), ma non sarà propenso a trovare un nuovo lavoratore a causa dei costi di ricerca ad essa collegati.